SCIACCA – La mensa scolastica dei bambini che frequentano la scuola dell’infanzia e quella primaria a tempo prolungato viene bloccata a Sciacca (Agrigento) dal Comune e in attesa che sia ripristinata i genitori si sono autotassati per non sospendere il servizio. «Consideriamo la refezione più che importante, contiamo di attivarla quanto prima», dice il sindaco Francesca Valenti. «Dobbiamo ripianare un disavanzo da un milione e mezzo di euro», aggiunge la prima cittadina. Chiarendo, in tal modo le ragioni per le quali, al momento, l’ufficio finanze del Comune non può autorizzare la spesa per la mensa. Ma almeno 350 le famiglie di Sciacca non accettano la prospettiva che i loro figli pranzino tutto l’anno scolastico con un panino imbottito.
I genitori hanno dunque a spese loro commissionato direttamente ad aziende specializzate la preparazione e la distribuzione di pasti caldi ai loro bambini. «Paghiamo 2 euro e 50 centesimi al giorno», spiega Lucia Marciante, rappresentante dei genitori nel plesso scolastico «Sant’Agostino», mamma di una bambina che frequenta la materna. «In questo modo – aggiunge – riusciamo a garantire ai nostri figli un primo o un secondo, un bocconcino di pane, un frutto e una bottiglietta d’acqua». Paradossalmente, la signora Marciante non nasconde la sua preoccupazione per un possibile ritorno del servizio di mensa pagata dal Comune: «Sulla qualità dei pasti noi genitori al momento siamo oltremodo soddisfatti, non credo che potremo continuare ad esserlo se fossimo obbligati ad usufruire della refezione pagata dal Comune».
Un tema che sta facendo discutere, e che nel giro di pochi anni ha registrato un progressivo aumento del numero di famiglie che hanno deciso di sobbarcarsi il costo del pranzo per i loro figli in assenza di regolare mensa scolastica comunale. «Senza un servizio garantito dal comune – dice Giuseppe Graffeo, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Dante Alighieri – la somministrazione di pasti da parte di ditte regolarmente in possesso delle autorizzazioni sanitarie e contattate dalle famiglie interessate, può essere addirittura una prospettiva stabile». «Anche perché – conclude Graffeo – le mense comunali, con la necessità della compartecipazione ai costi quantificata attraverso le dichiarazioni Isee, talvolta ai genitori costa perfino di più».