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Presentato oggi il libro di Alfonso Cimino e Gaspare Massimo Ventimiglia

Di Redazione |

Si è svolta questa mattina, a Casa Sanfilippo, la cerimonia di presentazione del libro “Senza commettere un falso storico” di Alfonso Cimino e Massimo Ventimiglia.

Il saggio ripercorre le vicende che hanno condotto all’apertura del museo della Memoria nella ex chiesa madre di Santa Margherita di Belice e restituisce un quadro completo delle riflessioni e delle fasi operative legate alla definizione del progetto di restauro, con gli approfondimenti scientifici, la proposta di riuso e il cantiere d’intervento.

Dopo i saluti di Giuseppe Parello, direttore del Parco della Valle dei Templi e del vicesindaco Elisa Virone, la parola è passata ai relatori che hanno approfondito il tema anche con l’uso di slide che mostravano il prima e il dopo e non soltanto per quanto riguarda l’ex chiesa madre di Santa Margherita Belice.

“I cittadini di Santa Margherita Belice – afferma Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio nazionale degli architetti – pressavano per la ricostruzione filologica della chiesa madre ma, in mancanza di una certa documentazione e di una chiara catalogazione dei pezzi da ricollocare in sito, si sarebbe potuto sfociare facilmente in un fatto ideologico. L’intervento dell’architetto Cimino è teso a rivalorizzare la parte sopravvissuta al crollo e integrata con un involucro, per il quale vengono utilizzati materiali ed elementi strutturali e architettonici contemporanei.  Sono stati usati materiali innovativi, quali il vetro che lascia sia offerta ai cittadini quella sorta di quinta scenica che ha costituito per tanto tempi i resti del monumento”.  

“Il restauro da almeno 200 anni coincide con la conservazione e la conservazione non si può fare che degli atti materiali – spiega Francesco Tomaselli, ordinario di Restauro dell’Università di Palermo; – nel tentativo di fare ereditare a chi verrà dopo di noi, alcune sfaccettature della cultura del nostro tempo. Il “com’era dov’era” è una stagione che si è già conclusa. Ci si è accorti che ciò che ricostruiamo altro non è che un falso storico. Credo che il progetto dell’architetto Cimino, sia inteso a conservare una reliquia, se pensate che era rimasto in percentuale di un oggetto di architettura che era la stratificazione di un paese, di una cultura materiale rivolta alla cristianità, Cimino è riuscito a conservare tutto ciò avvolgendolo con una struttura vetro, cemento, ferro, proteggendolo e creando all’interno il museo della memoria”.

“Mantenere la testimonianza è importante perché ci permette di portare dietro la dimensione della nostra conoscenza storica, della consapevolezza di chi siamo e dove andiamo – commenta don Giuseppe Pontillo, direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Agrigento – “Senza commettere un falso storico” è la ricerca di ciò che siamo stati letto alla luce di quello che siamo oggi. La riconfigurazione dell’ex chiesa madre, data dall’architetto Cimino e da Ventimiglia, permette di riutilizzare quello spazio senza perdere il senso della memoria, proiettandoci verso un uso che non offende ma permette di riappropriarsi della dimensione, dell’identità e della memoria”.

“Il libro che presentiamo oggi – dichiara Riccardo Dalla Negra, ordinario di Restauro dell’Università di Ferrara; – delinea un indirizzo progettuale che si distacca da quella eterna voglia di ricostruire tutto dov’era e com’era. Quello che è venuto meno non può essere ricostruito, quello che c’era prima non può essere ricostruito né filologicamente né in altro modo, tant’è che anche lo stesso termine di ricostruzione filologica non mi ha mai convinto. La strada che il progettista ha delineato, così bene illustrata in questo volume, è una strada di assoluta prevalenza di autenticità del testo, in una possibile configurazione, di un vuoto architettonico che è ben risolto con una destinazione d’uso assolutamente condivisibile”.    

I lavori sono stati moderati da Stelio Zaccaria.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA