Una facciata, almeno sei tonalità diverse di colore. Non certo il massimo per una qualsiasi palazzina popolare, figurarsi quando si parla di una chiesa, tra l’altro madrice, quindi di straordinario valore storico, culturale e pratico. Accade in via Roma a Porto Empedocle. Da un anno circa sono in corso i lavori di rifacimento dei prospetti e dell’interno della chiesa, lavori che avrebbero dovuto concludersi con la consegna dell’opera lo scorso febbraio. Mesi di ritardo nella consegna dei lavori che sono tra l’altro destinati ad aumentare, almeno fino al prossimo dicembre. Non mancherebbero le “giustificazioni”, in primis l’aumento del prezzo dei materiali dovuti soprattutto alla guerra. Il cantiere è infatti ancora apertissimo, con lavori all’interno e con l’area esterna, quella adiacente alla facciata teoricamente ultimata che dovrà essere ancora teatro di intervento.
Un intervento determinante per dare un’unica tonalità di colore. Tutte le sfumature di marrone, riconducibili al tufo originario col quale fu eretta la chiesa dovranno essere uniformate, spazzando via questo multicolor fuori dai canoni e contestato da molti.
Nei prossimi giorni dovrebbe dunque riprendere l’attività sul prospetto “pezzato”, in attesa che arrivi il colore che caratterizzerà la facciata che da su piazza Kennedy. Ci sono tra l’altro alcuni punti della stessa facciata, all’angolo con la parte posteriore che non sono stati ancora rifatti, con tanto di macchie di umidità in bella mostra.
Da evidenziare come l’intervento sulla facciata principale, quella frontale si sia limitato a una sorta di mera pulizia, senza posa di materiali, a parte qualche mattonella dalla colorazione diversa dalle pietre che caratterizzano la facciata stessa. C’è da auspicare che entro dicembre la chiesa madre possa essere restituita alla comunità anche perché ci sono parecchi matrimoni già fissati per gennaio. Fino a oggi tutte le cerimonie, dalle messe “normali” in primo luogo, si tengono in quella che era la chiesa madre nei primi del ‘900, dietro al palazzo municipale, per non parlare del fatto che le feste di San Calogero e della Madonna del Carmine sono state costrette a “emigrare” nella stessa chiesa vecchia, visto il perdurare dei lavori dentro e fuori la madrice.