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Pizzo a due imprenditori chiesta la condanna boss e il suo braccio destro

Di Gaetano Ravanà |

Complessivi 6 anni di reclusione per il boss di Agrigento e Villaseta Antonio Massimino, 51 anni, e 5 anni di carcere per Liborio Militello, 52 anni, di Agrigento.

Queste le richieste del procuratore generale di Palermo, Emanuele Ravaglioli, al processo d’Appello, che vede imputati il boss agrigentino (attualmente detenuto per altre vicende relativamente all’inchiesta “Kerkent” e ad un mini arsenale rinvenuto nella sua villetta) e il suo presunto braccio destro residente a Villaseta, accusati di tre presunte richieste estorsive ai danni dei due imprenditori agrigentini, Ettore e Sergio Li Causi, rispettivamente padre e figlio, che in un’udienza precedente, hanno confermato in aula le accuse.

In primo grado, il 19 aprile del 2018, il Gup del Tribunale di Palermo, Fabrizio Molinari, ha deciso l’assoluzione di Massimino, e la condanna di Militello a 4 anni di reclusione. Il processo sui ricorsi presentati dai pubblici ministeri della Dda Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, e dal difensore di Militello, l’avvocato Giovanni Castronovo (Massimino è difeso dall’avvocato Salvatore Pennica), che hanno impugnato il verdetto, è in corso di svolgimento davanti ai giudici della quarta sezione penale della Corte di Appello di Palermo (presidente Giacomo Montalbano).

Massimino e Militello erano stati arrestati nel corso di un’operazione della Dia di Agrigento, nel novembre 2016. Tre gli episodi contestati, due dei quali annullati dal Riesame, accogliendo le tesi dell’avvocato Pennica, “perché ritenuti insussistenti”. La cosiddetta richiesta di “pizzo” sarebbe consistita, in particolare, nell’essersi Militello recato presso il cantiere degli imprenditori agrigentini, impegnati nella costruzione di alcune palazzine, e a nome e per conto del boss Massimino, avrebbe chiesto la “messa a posto”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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