Non l’ho ucciso io, non abbiamo neanche discusso». Pietro Leto, il diciannovenne, di Alessandria della Rocca, ha nuovamente respinto l’accusa di avere ucciso con due coltellate il suo compaesano Vincenzo Giovanni Busciglio, di 23 anni. L’interrogatorio, iniziato verso le 18, si è protratto per tutta la serata. Ascoltato dal Gip del Tribunale di Sciacca, Rosario Di Gioia alla presenza del sostituto procuratore, Roberta Griffo, titolare del fascicolo d’inchiesta, il 19enne ha rigettato ogni cosa. «Non sono stato io», ha ripetuto. Leto, rappresentato e difeso dall’avvocato Antonino Gaziano, ha risposto a tutte le domande formulate dal giudice, ed ha negato di avere a che fare con l’aggressione al 23enne. Al momento resta rinchiuso nel carcere di Sciacca, in attesa della decisione del Gip, che si è riservato di decidere sulla convalida o meno del fermo. L’avvocato Gaziano ha chiesto l’immediata scarcerazione del proprio assistito. Nelle ore precedenti al brutale delitto, è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto perché, stando alle ricostruzioni dei carabinieri del Comando provinciale di Agrigento e della Compagnia di Sciacca, “è fortemente sospettato d’essere l’autore dell’omicidio”. La salma di Vincenzo Giovanni si trova nella camera mortuaria dell’ospedale “Fratelli Parlapiano” di Ribera, e nelle prossime ore sarà sottoposta all’autopsia.