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Nipote confessa l’omicidio dello zio agricoltore ucciso a Licata con 14 colpi

Di Antonino Ravanà |

Licata (Agrigento) – Ucciso dal giovane nipote per contrasti economici e familiari. Il licatese Giacinto Marzullo, 52 anni, agricoltore e muratore, crivellato di colpi in un appezzamento di terreno vicino alla rotonda per la località balneare di “Mollarella” è stato ammazzato da Giuseppe Volpe, 18 anni, figlio della sorella della vittima. Con un’indagine lampo gli agenti della Squadra Mobile di Agrigento, collaborati dal personale del Commissariato di Licata e dai carabinieri della Compagnia licatese, hanno risolto l’omicidio, assicurando il responsabile alla giustizia e, ricostruito integralmente la tragica vicenda. L’inchiesta è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento (procuratore capo Luigi Patronaggio e il sostituto procuratore Carlo Cinque, titolare del fascicolo).

Il giovane dopo il fermo ha confessato ogni cosa, ed ha fatto ritrovare l’arma utilizzata ripetutamente per fare fuoco all’indirizzo dello zio, una pistola “Beretta” calibro 9×21, detenuta legalmente, che lui stesso aveva gettato in un canalone di acque reflue, ad una cinquantina di metri di distanza dal luogo del delitto. Sono stati 14 i colpi esplosi, nonostante la pistola si fosse ad un certo punto inceppata. Come hanno appurato gli investigatori, l’arma l’aveva acquistata dopo avere ottenuto il porto d’armi per fini sportivi. Tutto, come ha raccontato il giovane a notte fonda al magistrato e ai poliziotti, sarebbe avvenuto a metà pomeriggio, quando Volpe e la madre, Domenica Marzullo, si sono recati a trovare Giacinto Marzullo per l’ennesimo chiarimento nel suo fondo. Tra i due fratelli i rapporti erano pessimi da tempo, soprattutto per questioni di soldi.

La vittima infatti accusava la sorella di essersi appropriata per diversi anni della pensione dell’anziano padre, si calcola poco meno di duemila euro al mese, nonché di 150 mila euro provenienti da una zia, che in questo modo, pare volesse ricompensare Domenica Marzullo di averle fatto da badante per un lungo periodo. Per questo motivo Giacinto non frequentava più la sorella, assumendo nei confronti della donna, un atteggiamento aggressivo e minaccioso.

E l’altro pomeriggio la discussione è degenerata nel sangue. Il giovane Giuseppe ha estratto dalla cintola dei pantaloni la pistola e ha fatto fuoco ripetutamente. Gli ha esploso contro 12 colpi, la metà hanno centrato in pieno la vittima, all’addome e alle gambe. Il 52enne ha tentato anche la fuga, ma è stato subito raggiunto dal nipote, che ha sparato ancora. A dare l’allarme al 118 è stata la stessa Domenica Marzullo. Questo particolare ha indirizzato le indagini nella direzione giusta. La donna e il figlio non sono stati trovati sul posto quando sono arrivati i poliziotti. Nel corso della perquisizione Giuseppe Volpe è stato trovato anche in possesso di 58 piante di cannabis, alte due metri, coltivate in casa, nonché rinvenuto un foglio con su scritto “distinti saluti” e un paio di proiettili attaccati e non ancora inviati ad alcuno. I proiettili sono dello stesso tipo di quelli usati per uccidere lo zio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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