Migranti, un capitano di Riposto alla guida della Mare Jonio: «Fateci sbarcare»

Di Salvo Sessa / 01 Settembre 2019

Lampedusa (Agrigento) –  Continua il muro contro muro tra l’Ong Mediterranea Saving Humans e l’Italia. La richiesta della nave Mare Jonio – che si trova da cinque giorni a sedici miglia da Lampedusa, fuori dalle acque territoriali – di raggiungere un porto sicuro, in Italia, dove far sbarcare i 31 migranti rimasti a bordo (tre sono stati evacuati oggi per motivi di salute) dei 98 soccorsi all’alba di mercoledì in acque libiche, ha ricevuto ieri sera l’ennesimo diniego dall’autorità italiane. «Sono giorni che ci bloccano in mare. Siamo sempre più preoccupati per le condizioni psicologiche dei sopravvissuti – denunciavano ieri su Facebook i volontari della Mediterranea Saving Humans – i ventotto uomini e le sei donne che sono rimasti a bordo con noi. Hanno già passato l’inferno: quanto possono reggere ancora, bloccati in mezzo al mare?». Scrive ancora la Ong: «In ogni loro racconto, man mano che passano le ore, emergono dettagli che lasciano senza fiato. C’è chi ti fa toccare le cicatrici delle torture: “Senti, senti qui”. C’è chi ti racconta che in Libia ha passato due anni da schiavo. Le violenze sessuali. Le botte con il calcio del fucile. Le frustate, la corrente elettrica. Tutto il campionario dell’orrore».

Il comandante Giovanni Buscema ha inviato ieri una mail predisposta insieme ai legali della Ong, in cui, citando le decisioni del Gip di Agrigento, si diffidava la Capitaneria di Porto di Roma, responsabile del Martitime Rescue Coordination Ceneter (Mrcc) e chiedeva l’assegnazione di un porto sicuro dove sbarcare i 34 migranti sopravvissuti al naufragio del gommone trovato mercoledì nel mare di Misurata. Nella mail si annunciava inoltre l’intenzione di denunciare le autorità per omissione d’atti d’ufficio. «La situazione a bordo – racconta Buscema, originario di Riposto, con alle spalle anni di navigazione su mercantili, imbarcato da dieci giorni sulla Mare Jonio – si fa sempre più critica. Cominciano, infatti, a scarseggiare i vivere e poi abbiamo problemi con l’impianto di distribuzione dell’acqua potabile. L’appello di farci arrivare a Lampedusa non è stato accolto, nonostante le criticità prospettate alle autorità italiane. Non possiamo più rimanere fuori dalle acque territoriali, con le condizioni meteo marine che da lunedì volgeranno al peggio».

Cosa conta di fare?

«Non potendo mettere a repentaglio la vita di chi si trova a bordo, ci dirigeremo verso le coste a sud della Sicilia, verso Capo Passero, nell’attesa che lo stato di empasse si sblocchi».

Cosa si prova a comandare una nave impegnata in azioni umanitarie?

«Ho voluto fare, dopo anni di navigazione su mercantili, negli ultimi tempi su rimorchiatori, questa esperienza. Dare aiuto a chi soffre, a chi scappa da carestie e guerre, senza dubbio dà una carica ad andare avanti. Non nascondo che mercoledì mattina mi sono messo a piangere – dice – nel vedere quei 98 esseri umani su quel gommone nero ad un passo dalla morte». Tra gli appelli per far sbarcare i 34 migranti a bordo della Mare Jonio, quelli del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, intervenuto con un sdegnato tweet, e del cardinale arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro.

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Redazione
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