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L’imprenditore agrigentino, Calogero Sodano, dell’associazione antiracket “Libero Futuro”, ancora bersaglio di una grave intimidazione

L'uomo ha rinvenuto una carcassa di una gallina con la testa mozzata e sviscerata. Indagini delle forze dell'ordine

Di Gaetano Ravanà |

Lo scorso 18 marzo la prima intimidazione, poi il 22 luglio la seconda, e adesso la terza. Il bersaglio, suo malgrado, è l’imprenditore di Agrigento Calogero Sodano, 61 anni, componente dell’associazione antiracket “Libero Futuro”. Lui, Sodano, innanzi ad una sua struttura ricettiva, un residence, in costruzione nelle campagne tra Agrigento e Palma di Montechiaro, ha appena trovato la carcassa di una gallina con la testa mozzata e sviscerata. L’attentato intimidatorio è stato denunciato alla Stazione dei Carabinieri di Palma di Montechiaro, che hanno subito informato la Procura della Repubblica di Agrigento. E’ stata avviata un’inchiesta. Lo scorso 18 marzo una raffica di colpi di pistola di medio calibro, da 10 a 15, è stata esplosa nottetempo nello stesso luogo tra Agrigento e Palma di Montechiaro, contro l’ingresso e il prospetto esterno dell’immobile sede della Soambiente, una società di Calogero Sodano che opera nel settore dei rifiuti. Sul posto intervenne la Squadra Mobile di Agrigento, e la Procura scrisse la notizia di reato a carico di ignoti. Poi, quattro mesi dopo, il 21 luglio, ancora Sodano ha scoperto innanzi all’ingresso la testa di un pecora trafitta da un proiettile. La Squadra mobile di Agrigento ha svolto le indagini. Adesso la gallina. Un dirigente della stessa associazione antiracket “Libero Futuro” il 12 dicembre del 2020 ha subito un atto intimidatorio. Sul parabrezza della sua automobile ha raccolto due cartucce e una croce. E poi, il presidente di “Libero Futuro”, l’imprenditore di Porto Empedocle, Gerlando Gibilaro, 41 anni, è stato nel mirino il 4 febbraio scorso quando, in contrada San Calogero Napolitano, a Porto Empedocle, sono stati spaccati i vetri delle cabine dei mezzi meccanici, forzato l’ingresso blindato dell’ufficio e devastati gli arredi della “Beton Calcestruzzi”, di cui è titolare Gibilaro che già il 13 febbraio del 2017 rinvenne la testa mozzata di un cane. Gerlando Gibilaro, a fronte delle gravi minacce a danno del dirigente di “Libero Futuro” il 12 dicembre del 2020, ha già commentato: “La nostra associazione respinge al mittente il messaggio di morte, e tutta unita si stringe intorno al collega con l’impegno di intensificare la propria azione di denuncia contro i mafiosi e i malfattori dei quali ancora non riusciamo a liberarci. Il nostro collega negli anni scorsi ha collaborato con le forze dell’ordine e, assistito da Libero Futuro, si è costituito parte civile in un processo che lo ha riconosciuto come vittima e ha condannato i mafiosi. Ci auguriamo che molti altri seguano il suo esempio e si uniscano a noi in questa lotta per la legalità e la libertà d’impresa”. E a seguito invece della seconda intimidazione a Sodano, Gibilaro, a nome dell’associazione, ha commentato: “Ennesimo grave e macabro atto intimidatorio contro un nostro imprenditore. Negli ultimi quattro anni i mafiosi agrigentini, con i soliti metodi vili e agendo nottetempo, hanno realizzato vari atti intimidatori con minacce di morte indirizzati a dirigenti e imprenditori della nostra associazione. Le intimidazioni, naturalmente, non hanno mai ottenuto il risultato sperato e, al contrario, la nostra azione di promozione della denuncia a fianco delle Forze dell’Ordine si è sempre intensificata. Pertanto, anche in questa occasione, ci rivolgiamo ai tanti imprenditori, che ancora non trovano il coraggio di denunciare le richieste o le intimidazioni mafiose, di seguire il nostro esempio, di denunciare senza indugi unendosi a noi sempre più numerosi. Ci rivolgiamo anche a tutti i cittadini chiedendo loro di sostenerci in questo scontro con i mafiosi aiutandoci a liberare la nostra economia dalla loro ingerenza parassitaria”.

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