Un bel primo tempo dell’Akragas – il migliore sin qui visto – e un secondo tempo un po’ in affanno perché la Reggina è una corazzata che non ha portato all’Esseneto solo il blasone ma anche un organico di primissimo piano pure in panchina. Eppure per l’Akragas il bicchiere è mezzo vuoto perché – va detto – nei primi 15 minuti di match ha avuto quattro clamorose occasioni per passare in vantaggio (e gli amaranto solo una alla mezz’ora con una bella parata di Dregan). Nella ripresa, complice la condizione fisica biancazzurra, che è quella che è, e i cambi della Reggina hanno modificato il copione, con gli amaranto avanti alla ricerca del gol della vittoria e gli agrigentini a difendersi senza però mai perdere le distanze e con ordine.
E’ cambiato qualcosa nel gioco degli agrigentini? Forse ancora è presto per dirlo perché l’inserimento di De Marino in difesa e il ritorno di Tuccio hanno senz’altro aumentato il tasso tecnico agrigentino ma siamo sempre là: l’area avversaria va riempita e l’Akragas non ha un attaccante di ruolo. E da questo nasce la grande contraddizione del gioco offerto da Bonfatto: costruire dal basso, senza eccellere tecnicamente, è un rischio troppo grande, lanciare in avanti con i tre davanti che hanno 20 centimetri d’altezza meno dei marcantoni della difesa è come regalare il pallone agli avversari. Vediamo se nel mercato – che il patron Giuseppe Deni sta conducendo grazie ad un consulente di mercato in Toscana – farà arrivare il centrocampista in grado di far fare il salto di qualità alla squadra e soprattutto l’attaccante in grado di segnare e di fare densità nell’area avversaria.
Bonfatto contro la Reggina deve fare di necessità virtù: Di Stefano non c’è e dunque sull’out di sinistra ci finisce Rechichi, che in mezzo fa spazio al nuovo De Marino al fianco di Da Silva. La prima uscita della coppia è niente male: De Marino è pulito, ordinato e di carisma che gli ha consentito di fare da capobranco dietro. Non essendoci Di Stefano in mezzo l’altro under è Ferrigno con Sinatra che finisce in panchina, mentre Palazzolo e Meola sono intoccabili. Davanti come detto Grillo sul versante di destra, Lo Faso falso nueve e Tuccio neo entrato sul centrosinistra. E’ un 4 3 3 che con Ferrigno diventa anche un 4 2 3 1 (ma senza la punta centrale di peso resta solo una questione di numeri).
L’Akragas però parte alla grande: dopo manco due minuti Tuccio mira l’incrocio dei pali (e mira forse troppo bene perché lo centra in pieno), al 6’ c’è una bella azione di Grillo che conclude a rete ma c’è la parata di Lazar, all’8 Palazzolo spara a botta sicura ma colpisce in pieno volto un giocatore amaranto (che si fa pure male) e al 14’ ancora Palazzolo di testa conclude ma Lazar compie un miracolo e para. L’Akragas non segna, la Reggina ha il merito – e la fortuna – di non capitolare ma questo mette paura agli amaranto che pungono un paio di volte ma senza mai far male (anche se alla mezz’ora Dregan fa un mezzo miracolo) e facendo attenzione a non scoprirsi.
Nella ripresa subito un’azione della Reggina su errore di Dregan e una bella conclusione di Lo Faso parata, e poi – intorno al 20’ – i cambi che modificano l’inerzia della partita con la Reggina che però non è mai pericolosissima (anche se reclama un rigore) e che al 40’ rischia davvero di passare in vantaggio con Meola che salva sulla linea.
Che dire di questo 0 – 0: essendo la Reggina ci può stare, ma se si pareggia in casa e si perde in trasferta la sorte è segnata. Il mercato potrebbe dare una spinta perché l’Akragas del primo tempo non è poi così male. E’ stata costruita male: l’arrivo di De Marino ha forse sistemato la difesa, serve un centrocampista di esperienza e tecnicamente in grado di fare la giocata e – porca miseria! – un attaccante d’area.