Se il buongiorno si vede dal mattino quello dell’Akragas è un signor mattino. Perché il 4 a 0 al Licata, nel derby più sentito dai tifosi anche se solo di Coppa Italia, è un segnale chiaro: il lavoro di Bonfatto dà i suoi frutti perché all’Esseneto finalmente si è visto un bel calcio propositivo.
Certo, per quello che si è visto, bisognerà “pesare” bene questo 4 a 0: il dominio assoluto e senza discussioni dell’Akragas è frutto esclusivo della forza dei biancazzurri o è anche figlio di un Licata piuttosto dimesso e con soli due o tre elementi – Bonanno su tutti – di spessore e gli altri un po’ così?
La risposta si avrà tra sette giorni quando le partite cominceranno a valere tre punti e l’Akragas va a Locri dove poco meno di un anno fa ne prese quattro. Corsi e ricorsi.
La partita si chiude nella prima mezz’ora quando l’Akragas fa tre gol. Tre gol – due dei quali frutto anche della giocata personale: significa che anche tecnicamente questa squadra è molto cresciuta rispetto all’anno scorso – che hanno acceso l’entusiasmo dei tifosi soprattutto perché i biancazzurri hanno fatto vedere un ottimo calcio.
A centrocampo Meola, Palazzolo e in mezzo Garufo hanno letteralmente fatto il bello e il cattivo tempo, con Meola autore di un partitone e di un gol tra i più belli visti negli ultimi anni all’Esseneto (con Palazzolo che oltre al gol ha anche confezionato un assist).
La difesa ha concesso una sola limpida occasione (paratone di Dregan) con ancora gli esterni un po’ timidi (e Di Rienzo un paio di volte fuori posizione, ma è roba che si sistema). In mezzo Rechichi e Da Silva hanno mostrato già un’ottima intesa. In porta Dregan (a parte un paratone sull’1 a 0) ha dato sicurezza a tutto il reparto difensivo.
In avanti non c’è la punta pesante (solo a metà ripresa entra Leveh che segna, fa a sportellate, ma poi si fa male ed esce) con Tuccio e Lo Faso sguscianti e Grillo che nel settore di sinistra ha sempre dato tempi e problemi ai licatesi.
Bonfatto schiera un 4 – 3 – 3 un po’ atipico perché dei tre davanti né Lo Faso né Tuccio né Grillo hanno il fisico da prima punta. Si scambiano e spaziano su tutto il fronte e infatti Lo Faso nei primi dodici minuti prima sfiora il gol due volte e poi offre a Palazzolo l’assist per l’1 a 0. Dal mercato forse arriverà però la punta di peso (Serao?). La difesa del Licata è di burro e soffre, ma Bonanno – nettamente il migliore dei licatesi – sfiora il pari al 22’ con Dregan che fa il miracolo. Ma è solo un fuoco di paglia. L’Akragas aggredisce il portatore di palla, il pressing è asfissiante e in una di queste transizioni Meola conquista il pallone a centrocampo sorprendendo quelli del Licata e da venti metri con un mezzo pallonetto di interno destro ha segnato un eurogol. Il 2 a 0 fa disunire quelli del Licata che avevano già capito che la giornata sarebbe stata difficile. La conferma gliela dà alla mezz’ora Tuccio: piroetta appena dentro l’area e tiro che piega le mani di Rossi.
Sul 3 a 0 l’Akragas non è che tira i remi in barca ma si dedica a provare movimenti di allenamento per affinarli. Molta teoria e poca pratica insomma e infatti il Licata si fa pericoloso due volte: prima una punizione da posizione decentrata di Iuliano (42’) che sbatte sulla parte alta della traversa (ma Dregan controllava) e poi (44’) una bella rovesciata di Bonanno alta di poco.
La ripresa non è bella come il primo tempo: i biancazzurri provano il fraseggio e l’aggressione sistematica sul portatore di palla avversario ma poi le gambe già appesantite per il lavoro estivo cominciano a non girare come nei primi sessanta minuti. C’è il tempo (al 69’) per il 4 a 0 di testa di Leveh appena entrato e ancora su assist di Palazzolo. Il resto è accademia, il Licata non punge – non può pungere – e l’Akragas che controlla senza mai rischiare.