Il turismo, negli ultimi anni, seppur per pochi mesi, aveva iniziato a risollevare, in parte, l’economia di Agrigento e della sua provincia. Quest’anno, le cose sono andate un tantino diversamente, a luglio il calo degli arrivi e delle permanenze è stato emblematico, (rispetto allo scorso anno sono venute a mancare 20mila persone) segno che ci sono delle situazioni che meritano di essere attenzionate seriamente.
“Si è registrato – dicono il segretario generale della Uil agrigentina, Gero Acquisto e quello della Uil Tucs Lando Pecoraro – anche un nuovo fenomeno, dopo anni e anni di continua crescita di bad and breakfast e case vacanza, i dati della Camera di Commercio, hanno messo in evidenza che alcune strutture hanno chiuso i battenti. Se vivi soltanto di quello che produce un B&B, devi ospitare 70-100 persone al mese, altrimenti, ti vedi costretto a chiudere. Otto attività ad Agrigento città hanno “abbassato” la saracinesca, 15 in tutta la provincia. Numeri che pesano come macigni se consideriamo che nella stagione estiva 2018, ad un certo punto, nel capoluogo non c’erano più posti letto e, i turisti sono stati costretti ad optare per le zone costiere della nostra provincia”.
“Purtroppo – continuano Acquisto e Pecoraro – arrivare ad Agrigento è diventata una vera e propria impresa. Finisce con lo scoraggiare molti, visto che il costo che devono sostenere i turisti da Roma per raggiungere la città dei templi è superiore ad una settimana di vacanza in Egitto. Per fortuna tiene la ristorazione: sempre secondo i dati della Camera di Commercio, a fronte di 351 nuove attività in provincia, ci sono da registrare 42 chiusure. Che sia arrivato il momento di affrontare l’aspetto turistico nel suo insieme è una certezza. Ci sembra doveroso che le istituzioni, i commercianti, i sindacati, siedano attorno ad un tavolo per contribuire a trovare delle possibili soluzioni. Considerate le nostre innumerevoli bellezze paesaggistiche e archeologiche, non possiamo rimanere in silenzio, altrimenti, la situazione non potrà che continuare a degenerare. Siamo preoccupati per l’occupazione che ne risentirebbe ulteriormente. Dobbiamo alzare la voce e farci sentire in tutte le sedi opportune perché è assurdo che si continui ad emarginare sempre più la provincia agrigentina con un asse viario da terzo mondo. Senza il completamento delle Ss 640 e 189, non possiamo essere più stare sul mercato e vincere la concorrenza con le altre zone turistiche”.