Una troupe della televisione pubblica francese diretta dalla regista Fanny Belvisi, in questi giorni è ad Agrigento per girare un documentario di viaggio sul pittore Nicolas de Stael, che nell’estate nel 1953, due anni prima della sua morte, soggiornò nella Città dei templi. L’artista, considerato uno dei massimi esponenti della pittura francese del secolo scorso, pietra miliare nella storia dell’arte, ispirato dalla luce e dai colori accesi del territorio, dedicò un intero ciclo di opere e molti disegni ad Agrigento; opere oggi esposte nei principali musei del mondo.
L’intento della televisione di stato francese è quella di ripercorrere per immagini a ritroso il “voyage” dell’artista che seppe trasferire sulle tele la grecità del territorio con uno stile mai uguale a se stesso in bilico tra astrazione e figurazione. Purtroppo non vi è traccia alcuna del passaggio di Nicolas De Stael se non la testimonianza dei suoi innumerevoli disegni e la serie di opere d’arte.
L’artista, seppur già famoso, giunse quale moderno viaggiatore del grand tour, a bordo della sua auto, non conoscendo nessuna parola d’italiano, men che meno del dialetto locale. Visse nella città dei templi senza contatto alcuno con la gente del luogo, chiuso nel suo suggestivo mondo artistico e creativo. Pur essendo già noto a livello internazionale, De Stael era persona che non aveva alcun interesse per il denaro, per la gloria, per i premi, per le mostre e neppure per il successo nonostante si trovasse all’apice della carriera artistica. Questo è forse il motivo per il quale il passaggio dell’artista ad Agrigento rimase anonimo.
Rientrato in Francia, sulla costa sud, continuò a dipingere i luoghi agrigentini fin quando, una notte di marzo del 1955, in preda ad una crisi depressiva, spalancata la finestra della rocca dove viveva ad Antibes, si lasciò cadere nel vuoto ponendo fine, a 41 anni, ad una vita intensa e tormentata. Il documentario andrà in onda su Artè il prossimo anno.