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“La provincia agrigentina continua a svuotarsi”: l’allarme della Uil

Il segretario generale, Gero Acquisto, torna a lanciare l'allarme: "Anche nell'anno della Pandemia, tanti giovani e anche meno giovani, sono stati costretti ad emigrare, senza un cambiamento di rotta, le città diventeranno deserti"

Di Gaetano Ravanà |

La provincia agrigentina si svuota. Ogni anno sono sempre di più gli agrigentini residenti all'estero e iscritti all'Aire, compresi quelli che si trovano fuori per studio o lavoro e non sono ancora censiti. Un aumento incessante e incontenibile.

Il Segretario della Uil agrigentina, Gero Acquisto,  torna sull’argomento fortemente amareggiato.

“Da anni lottiamo contro i mulini a vento in questo territorio martoriato da profonde crisi economiche e sociali, dovute principalmente alla piaga della mancanza di lavoro e del lavoro mal retribuito. Cresce sempre più l’instabilità dei cittadini che, soprattutto se giovani, decidono loro malgrado di andar via in cerca di un futuro migliore. E ad andar via, inesorabilmente, sono i giovani nel pieno della loro vitalità personale e creatività professionale, quegli stessi ragazzi che potrebbero cambiare le cose nella nostra provincia. E’ allarmante che, persino nell’anno nero delle chiusure pandemiche, più di 109 mila connazionali siano andati via a cercar fortuna. Stiamo vivendo una nuova stagione migratoria e la situazione è sempre più evidente nei nostri piccoli centri in cui sono rimasti solo anziani. Contro ogni demagogia, noi della Uil di Agrigento abbiamo partecipato ad un progetto chiamato “The expat Diaries", attraverso il quale sono state raccolte le esperienze di nostri concittadini espatriati, che alla domanda sul perché avessero deciso di vivere fuori dall’Italia, non hanno parlato solo di lavoro (sebbene  citata come causa scatenate) ma di più motivazioni alla base di un "non ritorno": burocrazia snella e agevole, servizio clienti ai limiti dell’impeccabile, grande offerta lavorativa, semplicità nel fare carriera, meritocrazia e  riconoscimento, per finire con aeroporti facilmente raggiungibili , reti stradali in ottimo stato e trasporti funzionati. Pertanto – prosegue Acquisto – l’unica Italia che cresce demograficamente è quella che mette radici oltre confine, senza fare ritorno. Urgono analisi e politiche finalizzate a un cambiamento di rotta nell’interesse dei nostri figli  e delle nostre città, dei sempre più numerosi anziani che restano e dei territori sempre più abbandonati e deserti. E’ necessaria una rivoluzione di tutto il sistema ”.

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