PALERMO – Quando è atterrata nell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo col volo proveniente da Tunisi, Camara Zeinabou, 31 anni, la mamma della piccola Oumoh, la bimba ivoriana di quattro anni arrivata sola a Lampedusa (Ag), non ha potuto trattenere le lacrime. Ad attenderla con un mazzo di fiori in mano sottobordo c’era l’ispettrice della Questura di Agrigento Maria Rosa Volpe, che si è occupata della bimba fin dal giorno del suo arrivo nell’isola della Pelagie e che ha assistito la donna aiutandola ad ottenere il passaporto per l’Italia. Poco dopo finalmente il lungo e commovente abbraccio con la figlioletta, che non vedeva da 5 mesi.
La donna, tra le lacrime, ha raccontato ai cronisti la sua odissea: dalla fuga dal suo Paese, la Costa d’Avorio, da dove si era allontanata insieme a un’amica e alla figlia per sottrarre Oumoh alla pratica dell’infibulazione, alla permanenza in Tunisia ostacolata da motivi burocratici. «Dopo essere arrivate in Tunisia ho lasciato la bambina alla mia amica e ho fatto ritorno in Costa D’Avorio – ha raccontato – per prendere alcune cose. Ma quando sono rientrata in Tunisia ho saputo che entrambe erano partite con un barcone dirette in Italia. Allora mi sono rivolta alle Ong tunisine fino ad arrivare alla Caritas e tramite loro ho appreso che erano arrivate a Lampedusa».
Mamma «coraggio» è riuscita ad arrivare in Italia anche grazie alla tenacia dell’ispettrice Maria Rosa Volpe, che lo scorso nove marzo si è recata nell’ambasciata ivoriana a Roma per sollecitare il rilascio alla donna dei documenti per l’ingresso in Italia, aiutandola così a ritrovare la figlia. La poliziotta non nasconde la gioia per la vicenda che assomiglia a una fiaba a lieto fine.
L’ispettrice da vent’anni è responsabile dell’ufficio minori della Questura di Agrigento e in quest’epoca di esodi di massa da una sponda e l’altra del Mediteranno di bimbi migranti arrivati in Italia soli ne ha conosciuti tanti. E anche questa volta – come per la vicenda della piccola Favour, la bimba nigeriana di nove mesi arrivata sola a Lampedusa e senza la mamma, che era morta ustionata durante la traversata nel Canale di Sicilia, ma che oggi ha una nuova ‘casa’ – si è prodigata affinché la piccola Oumoh potesse riabbracciare la sua mamma.
«E’ stata un’emozione fortissima, abbiamo pianto tutti – racconta la poliziotta con la voce rotta dalla commozione – Camara mi ha abbracciato e ringraziato, quando ha visto la piccola piangeva e l’ha stretta forte tra le sue braccia. Per lei quello che è successo è un miracolo».
Dopo l’arrivo in aeroporto, l’ispettrice ha accompagnato madre e figlia in una comunità palermitana, che cinque mesi fa ha accolto la piccola Oumoh. Ad attenderle, c’era una tavola imbandita con tanti dolci. «Sono state accolte con una festa. Questa è l’Italia che ha sentimenti» dice ancora la poliziotta che guida l’ufficio minori della questura di Agrigento, da vent’anni in prima linea per il disbrigo delle migliaia di pratiche legate ai tantissimi minori che arrivano sui barconi dei migranti. Una mole impressionante di lavoro, al quale l’ufficio fa fronte con abnegazione e, soprattutto, tanta umanità.