A Ribera un prete raccoglie abiti da sposa usati da donare alle donne che non possono permettersene di comprarne uno nuovo. E in meno di 12 ore arriva il primo abito indossato da una giovane nel lontano 2005. Protagonista dell’iniziativa è don Antonio Nuara, rettore della chiesa di San Pellegrino, che ha raccolto l’invito delle suore di Santa Rita pubblicato sui social a testimonianza di un gesto di solidarietà e di amore verso quelle ragazze che un abito costoso non se lo possono permettere.
A offrire il primo abito nuziale, di colore beige con tante roselline, è stata una giovane riberese di nome Ilaria che si è sposata nella cattedrale di Agrigento 19 anni fa. E ne è già arrivato un secondo.
«Gli abiti da sposa – dice don Nuara – si usano solo una volta, e se rimangono nell’armadio si consumano. Se invece vengono offerti a chi non può comprarne uno, l’amore vissuto da chi li ha indossati la prima e unica volta può rivivere nella gioia di altre donne». Don Antonio, che ha già cominciato la raccolta e che spedirà a proprie spese gli abiti a Cascia, invita le spose a fare dono dei loro abiti che, sebbene siano il ricordo del giorno di festa del matrimonio, da anni giacciono nelle grucce degli armadi o in qualche cassapanca, forse pure attaccati dalle tarme. E precisa che l’abito deve essere ben tenuto perché «gli stracci vanno in discarica»: quindi deve essere «lavato in lavanderia, in buono stato, stirata, piegata e posta in un adeguato sacchetto per essere spedita alle suore del monastero che la utilizzeranno per le giovani poco abbienti e per le donne delle missioni». Conferma che i nominativi delle donatrici saranno comunicati al Monastero, alla comunità agostiniana, per la celebrazione di una messa sulla tomba di santa Rita. Inviterà pure due ditte locali, che vendono abbigliamento nuziale, a fare dono di due abiti nuovi di zecca.
Padre Nuara, originario di Canicattì, già a Siculiana e Montallegro, da oltre un ventennio a Ribera, non è nuovo a battaglie sociali: diseredati, case popolari, bisognosi e d extracomunitari e anche contro droghe e alcol in uso ai giovani. E, sempre a proposito di spose, qualche anno fa era finito sotto i riflettori dopo avere, e in più occasioni, deplorato pubblicamente le donne che si presentavano all’altare per il loro matrimonio indossando abiti che, secondo lui, erano troppo scollati e dunque inadatti ad un luogo sacro come la chiesa. Adesso il parroco cambia direzione. E questo anche se continua a confidare che i vestiti nuziali che gli saranno donati siano poco succinti e, dal suo punto di vista, più adatti al sacramento religioso.