Il Gup del Tribunale di Agrigento Alfonso Malato ha condannato a quattro anni di reclusione l’avvocatessa Francesca Picone e a un anno e 8 mesi la sorella Concetta Picone, consulente fiscale di un patronato. Tutte e due erano accusate di estorsione e di tentata estorsione nei confronti di due disabili.
L’accusa è stata sostenuta dai pm Alessandro Macaluso e Alessandra Russo che, in sede di requisitoria lo scorso mese di giugno, avevano chiesto 5 anni di reclusione per Francesca Picone e un anno e otto mesi per la sorella Concetta Picone. Uno degli avvocasti di parte civile, Giuseppe Arnone, aveva invece chiesto – come ha egli stesso spiegato in un comunicato – non la condanna di Francesca Picone, ma la restituzione degli atti alla Procura per modificare il capo d’imputazione per contestare tutti i reati denunziati dai Carabinieri nonché le circostanze aggravanti.
Richiesta che non è stata accolta dal gup che ha invece accolto le richieste dell’accusa condannando le due imputate. La vicenda riguarda due episodi, accaduti nel marzo del 2012 e nell’aprile del 2013.
Nel primo caso, secondo la Procura, l’avvocatessa Picone avrebbe minacciato una delle sue assistite, Cinzia Barbieri, madre di un ragazzo disabile, di bloccare la procedura finalizzata ad ottenere il pagamento dell’indennità del figlio (che oggi ha 20 anni) se non avesse provveduto a consegnare una cifra di 15 mila euro, consegnandone comunque 5 mila, cifra che la Procura di Agrigento ha ritenuto sproporzionata rispetto alla tipologia di controversia trattata e malgrado il pagamento dei compensi fosse stato già liquidato.
Il secondo episodio, in cui è coinvolta anche Concetta Picone, riguarderebbe una tentata estorsione nei confronti di un altro cliente dell’avvocato Francesca Picone e nelle minacce rivolte alla moglie per far sì che le versasse 10 mila euro per l’attività professionale svolta altrimenti le avrebbe presentato una parcella di 14 mila euro. Le sorelle Picone – che si sono sempre professate innocenti – sono difese dagli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello.
Le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Salvatore Pennica. Giuseppe Arnone e Arnaldo Faro. A fine processo, caratterizzato da aspre polemiche, dalla Procura non hanno nascosto una certa soddisfazione: “E’ stata ottenuta giustizia per le vittime, tutti soggetti svantaggiati, delle due imputate, oggi condannate, per estorsione e tentata estorsione”.