il caso
Esami fantasma e diplomi “regalati”, rinviato a giudizio anche il presidente del Consiglio comunale di Agrigento
Il processo scaturito dall'inchiesta sull'Istituto paritario Athena. Dodici rinvii a giudizio e in 18 patteggiano
In diciotto patteggiano la pena ma in dodici sono stati rinviati a giudizio, compreso il presidente del Consiglio comunale di Agrigento Giovanni Civiltà. E’ quanto deciso dal gup del tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, nel processo scaturito dall’inchiesta sull’istituto paritario “Athena” di Agrigento. La procura di Agrigento, lo scorso ottobre, aveva chiesto il rinvio a giudizio di 30 persone tra preside, insegnanti e studenti. Tutti sono accusati a vario titolo di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e falso in atto pubblico in concorso.
Il gup ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti di 12 persone tra cui appunto il presidente del Consiglio comunale di Agrigento Giovanni Civiltà, 48 anni, che nella scuola paritaria insegnava. Gli altri che saranno processati sono Ugo Adamo, 56 anni, di Aragona; Giuseppe Burgio, 24 anni, di Raffadali; Samuele Castronovo, 47 anni, di Agrigento; Katja Costanza, 47 anni, di Casteltermini; Giada D’Angelo, 47 anni, di Agrigento; Giovanni Di Liberto, 54 anni, di Palma di Montechiaro; Giuseppe Gentile, 40 anni, di Raffadali; Giuseppe Greco, 35 anni, di Palma di Montechiaro; Rossana Taibi, 40 anni, di Racalmuto; Ignazio Valenti, 38 anni, di Agrigento; Salvatore Fragapane, 33 anni, di Raffadali.
Al centro dell’inchiesta della Digos di Agrigento l’istituto paritario Athena di Agrigento. Tra le contestazioni – come ricorda grandangoloagrigento.it – lo svolgimento dell’esame di ammissione alla classe V il 19 agosto 2017. Una prova fantasma: secondo gli investigatori in quella data non ci sarebbe mai stata alcuna prova e gli studenti ammessi non avrebbero avuto neanche i requisiti necessari per parteciparvi. La procura di Agrigento contesta anche – tra maggio e giugno 2017 – la falsificazione dei registri di classe dei corsi di ragioneria. Per gli inquirenti, in particolare, sarebbe stato attestato “in modo irregolare e non corrispondente alla verità la presenza di docenti e discenti presso le aule di lezione per l’intera durata dei corsi”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA