lutto nell'avvocatura e nella politica
Domani i funerali dell’avvocato Michelangelo Taibi
Figura di prim'ordine in vari settori professionali, l'avvocato Taibi in passato ha ricoperto numerosi incarichi politici. Fu anche presidente della Provincia di Agrigento
Si svolgeranno domani mattina (venerdì 27 dicembre) alle 11, presso la chiesa di San Vito, i funerali dell’avvocato Michelangelo Taibi, scomparso a 90 anni alla vigilia di Natale. Figura di prim’ordine in vari settori professionali, l’avvocato Taibi in passato aveva ricoperto numerosi incarichi politici, consigliere comunale e provinciale della Democrazia Cristiana, partito nel quale aveva militato per lungo tempo diventandone anche capogruppo; assessore provinciale e presidente della Provincia Regionale di Agrigento dal 1980 al 1983. Nel settore dell’Avvocatura, Taibi aveva fondato, oltre sessant’anni fa, lo studio legale con sede in piazza Cavour dando con i sui studi giuridici un significativo apporto al Diritto, specie nel campo assicurativo e bancario distinguendosi come storico legale della Banca Popolare Sant’Angelo. Ex consigliere dell’ordine degli Avvocati di Agrigento fu membro del Consiglio Giudiziario della Corte d’appello di Palermo. Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e componente del Consiglio Superiore della “Fondazione Sicilia”, l’avvocato Michelangelo Taibi pubblicò un volume dal titolo molto polemico “Di alcuni creatori di processi…” in cui affrontò coraggiosamente il delicato rapporto tra politica e magistratura. Vedovo della compianta Gabriella Curella, l’avvocato Michelangelo era padre di Giuseppe, presidente regionale del Fai, di Angelo, docente universitario e di Gianfranco, bancario. Con lui se ne va un importante pezzo della storia agrigentina con l’unico rimpianto di non essere riuscito, nonostante le battaglie, a riportare nel centro della sua piazza Cavour, il mezzobusto dello statista e personaggio politico protagonista del Risorgimento e sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico di cui l’avvocato Taibi andava fiero.