Successo di critica e di pubblico per “Antigone” di Sofocle, per la regia di Laura Sicignano, con Sebastiano Lo Monaco e Barbara Moselli, che, sabato e domenica scorsi, ha aperto la stagione di prosa 2019/2020 del Teatro Pirandello di Agrigento.
L’adattamento che Laura Sicignano ed Alessandra Vannucci ( che ha contribuito all’adattamento ed alla traduzione del testo) costruiscono della tragedia di Sofocle è veramente illuminante.
Le due autrici, infatti, riescono a dare un taglio agile e contemporaneo al testo classico e strutturalmente complesso di Sofocle.
L’opera diventa, così, straordinariamente moderna ed attuale che evoca, anche, scenari mediorientali di guerre infinite.
La trama, infatti, ha inizio all’indomani di una guerra civile. Creonte re di Tebe deve riportare la pace tra le macerie e attraverso un editto sancire il confine tra il vincitori e vinti.
Creonte, il maschio autoritario per antonomasia, interpretato da uno straordinario ed ispirato Sebastiano Lo Monaco, che domenica sul palcoscenico ha festeggiato i suoi “primi 40 anni” di carriera, con un riconoscimento della Città di Agrigento ( Lo Monaco è da diversi anni direttore artistico del Pirandello, ndr), è un uomo fragile, travolto dalle passioni. Creonte, che è radicato nei legami vitali e quindi nel culto dei morti, si muove quasi a pietà delle sue nipoti Antigone Ismene, ma è cementato dal senso dell’ onore e della fedeltà alla Ragion di Stato, di cui è depositario di potere.
Lo Monaco si cala perfettamente nel personaggio, si plasma in scena, modula la voce baritonale, riesce, così, da mattatore, a mettere a nudo tutte le paure e le frustrazioni dell’uomo d’oggi, nazionalista, populista, assetato di potere, ubriaco di rabbia, garantista dell’ elemento maschile della società: il re, unico e supremo legislatore che perde, però, lucidità fino a spezzare l’ unità dei legami interpersonali e familiari, l’ amore coniugale, il sentimento paterno, la contiguità del sangue: “Antigone è sangue del mio sangue, grida ad un certo punto”.
Creonte, però, ci ricorda che nulla è per sempre: crolla il potere, cadono i muri ( originale la scenografia di Guido Fiorato, che ha anche realizzato i costumi di scena, che accompagna l’epilogo con un ritmico crollo degli elementi scenici).
Il personaggio di Antigone, interpretato da una convincente Barbara Moselli, è, al contrario, pericolosamente anarchica. Contesa tra norma morale e legge del potere, scatena un conflitto ideologico.
Esiste, ci ricorda, qualcosa oltre le leggi, anzi, esiste qualcosa prima delle leggi, ed è ciò che ci fa avvertire nel profondo il senso di appartenenza alla stessa specie: quella umana. Antigone è Carola Rackete , è Ilaria Alpi, è Ilaria Cucchi, è Lucia Annibali, donne che hanno avuto il coraggio di opporsi a quelle leggi che sconvolgono un ordine superiore ed immutabile, perché ancorato al senso stesso della vita.
Donne che hanno avuto il coraggio di rompere il muro del silenzio: “Tutti la pensano come me – grida Antigone alla sorella Ismene che la invita alla prudenza – solo che hanno paura di dirlo”.
Mi piace chiudere con un momento carico di phatos. Il coro adagia sul palcoscenico i corpi senza vita di Emone, figlio di Creonte, e di Antigone, sua promessa sposa.
Euridice, moglie di Creonte, disperata per la morte del figlio, lo prende in braccio e, quasi a volergli ridare vita, compie un gesto istintivo ed ancestrale: esce il seno e appoggia il capezzolo nella bocca del figlio senza vita per allattarlo. Forza e delicatezza insieme in una scena di maternità che sicuramente rimarrà nella storia del teatro italiano.
La scena carica di commovente liricità voglio leggerla come un omaggio di Laura Sicignano, alle tante, troppe madri che nel mondo, a causa della guerra, piangono i propri figli. Per tutto questo “Antigone” della Sicignano supera la tragedia e diventare un inno alla vita.
Bravi tutti gli attori in scena: Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone Luglio, Franco Mirabella, Pietro Pace, belle le musiche originali eseguite dal vivo da Edmondo Romano e le atmosfere luminose di Gaetano La Mela.
Spettacolo assolutamente da non perdere.