Agrigento
Così la tecnologia svela com’era il teatro di Akragas
L’area archeologica della Valle dei Templi scansionata centimetro per centimetro dall’occhio digitale di un drone restituisce l’idea delle proprie meraviglie sepolte. Indicazioni molto importanti e precise, utili per nuove attività di scavo, sono giunte infatti dalla prima tranche di dati derivanti dal lavoro condotto dalla Duke university, una delle università più prestigiose degli Stati Uniti. La campagna era partita in estate appunto con l’uso di droni, robot e sensori multispettrali, che hanno consentito per la prima volta di scansionare il paesaggio urbano della Valle, il quale è stato poi acquisito e mappato in coordinate geografiche di altissima precisione (margine di errore previsto, solo 2 centimetri).
Questo per ottenere un risultato di grandissima importanza: “leggere” il suolo, anche attraverso la presenza di vegetazione, e quindi identificare eventuali tracce archeologiche non visibili ad occhio nudo o dal satellite e indirizzare quindi in modo più preciso l’attività di scavo.
Come? La procedura, già utilizzata in altre realtà archeologiche, prevede l’applicazione di specifici filtri e tecnologie di ripresa fotografica in grado di distinguere aree vegetative più umide da altre più secche e l’eventuale presenza di specifiche forme geometriche. Nel primo caso potremmo trovarci di fronte a fosse, regioni più organiche, fondazioni, tombe (luoghi in cui cioè potrebbe essere più semplice l’attecchire delle piante, perché con un’umidità più alta) nel secondo caso a basamenti murari, strutture monumentali, strade, pavimentazioni. Un puzzle molto complesso da decifrare, ma che consente comunque interpretazioni a larga scala del paesaggio archeologico e in tempi piuttosto rapidi.
Il focus su cui si è concentrato in questa fase il progetto, diretto da Maurizio Forte, professore di Studi Classici alla Duke University e direttore del “Dig@Lab” è stato quello di identificare e re-interpretare la città ellenistico-romana. Questo per finalità archeologiche, dicevamo, ma anche per potenziali scopi didattici e promozionali: il modello virtuale della Valle, infatti, potrebbe diventare uno strumento di simulazione ma anche di comunicazione turistica. “Volare” sull’area archeologica in realtà aumentata non è, certamente, un’esperienza a cui può capitare di accedere tutti i giorni.
Ma cosa è emerso dall’analisi di queste prime immagini?
Innanzitutto è stato possibile individuare, senza scavare, lo sviluppo di una parte del quartiere ellenistico romano già nota ma non ancora indagata. Un risultato importante perché le immagini già oggi restituiscono l’impianto urbano, essendo possibile individuare con chiarezza strade, forma degli immobili e dislocazione degli stessi.
A questo si aggiunge un altro dato accolto con non poco entusiasmo e connesso a quello che è oggi il fronte di ricerca più importante.
“Molto interessante – spiega il direttore del Parco Archeologico Giuseppe Parello – sono le immagini che ci restituiscono con grande chiarezza la traccia concava del teatro Ellenistico, con un diametro di oltre 100 metri, recentemente scoperto nell’Agorà superiore della città. È la prima volta che si riesce ad individuare nella sua completezza la cavea grazie alla simulazione tridimensionale del modello digitale del terreno ricavato dalla fotogrammetria aerea. La cavea, che appare in tutta la sua bellezza, risulta integrarsi perfettamente nella pianificazione urbana del paesaggio ellenistico di Akragas. Inoltre le immagini ci consentono di individuare sulla parte a sud est della città altre terrazze artificiali che presuppongono ulteriori partizioni urbane che assecondano il paesaggio naturale”.
Il lavoro, dicevamo, è comunque tutt’altro che finito, dato che da analizzare e mettere a sistema ci sono in totale oltre 10mila fotogrammi ad altissima risoluzione. Finita questa fase, tuttavia, bisognerà passare, sempre in collaborazione con la Duke University, ad un’attività di analisi più “minuta” con la realizzazione di esami “fisici”. In particolare saranno realizzate delle prospezioni geofisiche sul terreno per verificare le interpretazioni digitali del drone, cui si dovranno aggiungere dei piccoli saggi di scavo e l’utilizzo di robot sul terreno per l’individuazione e mappatura di strutture sepolte.
Intanto sono quasi terminati i lavori di cantiere del teatro Ellenistico. Si sta infatti provvedendo a mettere in sicurezza quanto già scavato in attesa della fase 3 degli interventi, che dovrà essere finanziata dalla Regione e che ci potrà consentire di conoscere non solo il teatro, ma anche parte della grande Agorà all’interno della quale era inserito.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA