Ha raggiunto la popolarità prestando il volto a Mimì Augello nella fiction Il Commissario Montalbano. Classe ’57, ha interpretato molti ruoli tra cinema, teatro e televisione, approdando anche al programma Ballando con le Stelle.
Marchigiano di nascita, ma “siciliano d’adozione”, come tiene a precisare, Cesare Bocci ha raggiunto la popolarità caratterizzando la figura del maschio siculo nella fiction più amata dagli italiani ed ambientata nei luoghi più belli dell’Isola.
Il noto attore è stato recentemente in tournée in Sicilia, al Teatro Pirandello di Agrigento, con lo spettacolo “Pesce d’aprile”.
Lo spettacolo è il racconto di un grande amore, quello, appunto, di Cesare Bocci e della sua compagna,-Daniela Spada, colpita nel 2000 da un ictus. Bocci ha combattuto contro la malattia a fianco della compagna che ha affrontato una lunga riabilitazione. La coppia ha raccontato la sua esperienza in un libro, testimonianza reale, toccante, intima e straordinaria di un uomo e di una donna che non si sono dati per vinti quando il destino sconvolge la loro esistenza.
In quest’intervista Cesare Bocci ci svela tutto il suo amore per la Sicilia, una terra, afferma, che: “Mi ha visto crescere come artista e come uomo”.
Cosa si prova a recitare nella “patria” del creatore di Montalbano?
“Tanta emozione! E’da diversi anni che frequento la Sicilia; da figlio adottivo di questa terra vedere un teatro così pieno mi rende orgoglioso. Anche come italiano mi rende tanto orgoglioso. Dobbiamo essere tutti orgogliosi di vedere un teatro così
pieno, perché, checchè se ne dica, a noi italiani la cultura ci piace.”
Qual è l’eredita culturale che ha lasciato Andrea Camilleri?
“Andrea ha lasciato una grandissima eredità di onestà culturale, intellettuale e morale. Questo già sarebbe sufficiente (si sofferma). Poi, lascia la sua eredità letteraria. Un patrimonio immenso per cui dovremmo tutti ringraziare il nostro Andrea.”
Che ricordo ha dello scrittore agrigentino?
“Di una persona straordinaria ed impegnata. Andrea l’ho incontrato in diverse occasioni. Ma le voglio raccontare un episodio: era andata in onda una puntata di Montalbano; si trattava di una storia intimamente molto forte. Il giorno dopo, in occasione di un pranzo, arrivò Andrea Camilleri. Andai a salutare il maestro e lui, appena mi vide, mi diede un buffetto sulla guancia, dicendomi: “Tu ieri sera hai fatto piangere me e mia moglie” (cerca di imitare l’accento di Camilleri). Questo è stato il complimento più bello che io abbia mai ricevuto.”
Nella fiction lei caratterizza bene il maschio siciliano “Mimì Augello è un uomo che si impegna molto, ma è distratto (sorride).
È la sua natura! Lui vuole fare, ma è distratto.” Che rapporto ha con la Sicilia ed i siciliani?
“La Sicilia è diventata la mia seconda casa. Credo di aver trascorso più tempo in Sicilia che nel mio paese d’origine. In questo momento mi sono fermato in un’area di servizio e gusto un cannolo al pistacchio; mi riappacifico con il mondo. In Sicilia ho tantissimi amici e tanti ricordi. Posso affermare che l’Isola mi ha visto crescere artisticamente e come uomo. È una terra meravigliosa, ricca di cultura, di storia e di architettura. Il cibo, poi, è straordinario. Ritengo che sia una delle Regioni più belle
d’Italia e dovrebbero essere valutata per quello che è! Non per alcuni fatti che l’hanno, purtroppo, rappresentata nel tempo”.
In Sicilia ha un luogo del cuore?
“È una domanda che mi mette un po’ in imbarazzo”.
Riformulo! Ha un momento che ricorda con particolare affetto?
(Riflette). Le racconto un aneddoto. Il mio rapporto con la Sicilia inizia con il mio esordio da attore; era il 1982. In quell’anno ho fatto la mia prima tournée teatrale in Sicilia. Il rapporto con l’Isola negli anni si è sempre più consolidato. Ho anche lavorato per la musica ( Bocci è stato anche tecnico delle luci) con Ron e Mietta. Abbiamo fatto tanti concerti in Sicilia. Durante una tournée capitò di avere due giorni liberi; stavamo in Sicilia da più di un mese. Era fine agosto e me ne tornai a Roma. Ripresi
l’aereo per tornare in Sicilia e giunti sullo Stretto guardai giù. Ero felice e sereno e mi scesero le lacrime. Mi chiesi del perché stessi piangendo. Capii che era l’emozione di ritornare in Sicilia: appena vidi la costa mi emozionai. E Montalbano doveva ancora nascere”.
Lei è un personaggio pubblico con un grande bagaglio umano. Nei suoi momenti di difficoltà familiare a cosa ha fatto appello?
“Con la mia compagna abbiamo fatto appello ad un sentimento: non ci siamo vergognati di chiedere aiuto. Quando una persona sta male a volte si vergogna di chiedere aiuto. Non dobbiamo vergognarci, perché noi, nel momento in cui
chiediamo aiuto a qualcuno, stiamo facendo un regalo enorme a quella persona. Dopo si sentirà una persona migliore. Perciò, nella malattia e nel bisogno non dobbiamo mai avere paura di chiedere aiuto. Mi raccomando!