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Andrea Camilleri, Porto Empedocle e quella sensazione di aver perso un figlio

Di Concetta Rizzo |

PORTO EMPEDOCLE – Sconforto, tristezza e la consapevolezza d’aver perso il suo «figlio» migliore: quello che è stato capace di rendere Porto Empedocle, chiamata Vigata nei romanzi del commissario Montalbano, universale.  La città natale di Andrea Camilleri, per l’intera giornata, non ha fatto altro che ricordare quel «familiare» – perché così Andrea Camilleri, chiamato da tutti “Nenè”, veniva considerato – che viveva lontano ma che mai aveva staccato il cordone ombelicale con la sua realtà.

«Il giorno dei funerali sarà lutto cittadino – dice il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina – Ma ci stiamo già muovendo con l’associazione “Strada degli scrittori” per organizzare, il 6 settembre nel giorno del suo 94° compleanno, un evento di commemorazione. D’ora in avanti istituzionalizzeremo questa data per ricordarlo ogni anno. Non era mai andato via da Porto Empedocle. Nonostante vivesse fuori, non si è mai staccato veramente da questo paese dal quale ha tratto linfa e inspirazione ed ha reso la vita di Porto Empedocle universale».

«E’ fortissimo il dolore che proviamo: abbiamo perso un membro della nostra famiglia. Ogni empedoclino ha perso un familiare», aggiunge il sindaco che, poco dopo aver appreso la notizia della morte dello scrittore, ha depositato, in via Roma, ai piedi della statua del commissario Montalbano, un mazzo di rose rosse.

Non si fa che parlare di Camilleri all’interno del «Vigata restaurant», dove lo scrittore, durante le sue visite a Porto Empedocle, non mancava mai d’andare. Boccale di birra in mano e sigaretta accesa, stava al tavolo davanti alla porta, sulla via Roma, e firmava autografi o dediche sui libri a quanti lo avvicinavano. «Avevo 7 o 8 anni quando l’ho conosciuto – ricorda Salvatore Donato, il responsabile del ristorante che è di proprietà della famiglia Butera – Aveva un aspetto schivo ma era tutt’altro: molto disponibile, alla mano. Non lo vedevamo di presenza, a Porto Empedocle, da anni, ma sappiamo tutti che ha sempre avuto questa città nel suo cuore».

A ricordare l’incontro avuto con Camilleri, era Pasqua del 2017, anche l’arciprete don Leopoldo Argento: «Abbiamo parlato del commissario Montalbano e delle mancate riprese del film a Porto Empedocle, ma anche della sua devozione a San Calogero e mi ha detto che, in ogni stanza della sua casa a Roma, c’è una immagine del santo». «Gli ho chiesto come mai qualche spezzone del film sul commissario Montalbano non veniva girato dalle nostre parti e mi disse – aggiunge don Leo – d’avere scritto una lettera al ministro di allora. Il commento di Camilleri fu, in dialetto: ‘A mettiri na littra in un funnu di buttiglia e lassala a mari, avissi avutu cciu furtuna (A mettere una lettera in un fondo di bottiglia e lasciarla in mare, avrei avuto più fortuna ndr)’».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA