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Agrigentum, ai tempi dei romani era una città coloratissima

Di Gaetano Ravanà |

L’antica Agrigentum era una città coloratissima, inedita, brillante, dove le domus denunciavano lo stato elitario dei loro proprietari, le mura si vestivano di intonaci dai toni accesi, le pareti dipinte in stile pompeiano ispiravano gioia di vivere. Con la mostra “I colori di Agrigentum” – che conclude le XIII Giornate Gregoriane, in programma da venerdì a domenica, dedicate appunto alla pittura in ambito domestico, e presenta le prime ipotesi di restauro virtuale a cura di Paolo Baronio e di Riccardo Helg – si entrerà virtualmente e per le prima volta, nelle case della città antica per raccontarne la vita quotidiana. La mostra – che si inaugurerà domenica prossima, 1 dicembre, alle 11 al Museo Archeologico Griffo – permette un vero balzo all’indietro ma, soprattutto, legge le teche come un libro di storia antica.

Attraverso le pitture parietali delle domus del quartiere ellenistico-romano – in perfetto stile pompeiano – si scoprirà il volto inedito e coloratissimo di Agrigentum al tempo dei romani. Già dagli anni Cinquanta era iniziata la raccolta e la conservazione di resti di frammenti pittorici di altissima qualità, durante frequenti campagne di scavo, ma finora non era stata compiuta un’adeguata catalogazione dei reperti conservati nei magazzini del Parco della Valle dei Templi. A questo studio si è aggiunto il recupero recente di intonaci dipinti che l’Università di Bologna ha potuto portare a termine nella Casa III M. Insomma, un vero e proprio lavoro a 360 gradi per la comprensione dei sistemi decorativi degli ambienti domestici, finora non studiati con attenzione. Il paziente lavoro di schedatura, scavo e ricerca è stato portato avanti nell’ambito del progetto Pinxerunt, a cui hanno aderito diversi enti di ricerca, legati da un comune studio sulle domus del quartiere ellenistico-romano in convenzione con il Parco Valle dei Templi.

Ma è da sottolineare un altro fattore, ovvero il cantiere di studio impiantato. La catalogazione degli intonaci è stata infatti affidata a giovani ricercatori selezionati dalle Università coinvolte nel progetto, guidati da tutor specialisti, che hanno coordinato le fasi di pulitura e consolidamento delle superfici pittoriche, di schedatura e di documentazione dei sistemi decorativi. L’allestimento della mostra ha puntato alla ricomposizione dei frammenti di intonaco in laboratorio e alla loro disposizione in casse riempite di sabbia di calcarenite, per ricreare (virtualmente) l’effetto cromatico di una domus dell’antica Agrigentum. La mostra conduce alla scoperta delle pareti dipinte, ricostruite nei loro brillanti colori, per raccontare la vita quotidiana e il gusto dei ricchi proprietari, che affidarono alla pittura l’orgoglio del proprio status e il loro desiderio di eternità.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA