Agrigento, tanti applausi e Premio ANDE 2020 per Barresi, Lo Verso e Pira

Di Gaetano Ravanà / 21 Febbraio 2020

Gremita la sala del Circolo Empedocleo di Agrigento per il seminario organizzato dalla sezione agrigentina dell’ANDE (Associazione Nazionale Donne Elettrici) presieduta da Carola Depaoli sul delicato tema dei nuovi codici e della nuova narrazione della mafia. I tre relatori, che hanno ricevuto al termine dei lavori il Premio ANDE 2020, Mario Barresi, inviato del quotidiano La Sicilia, Riccardo Lo Verso, redattore del quotidiano on line Live Sicilia e Francesco Pira, sociologo e professore di comunicazione e giornalismo all’Università di Messina, non hanno deluso le aspettative ed hanno emozionato la platea che li ha premiati con scroscianti applausi. Un bel pomeriggio di cultura della legalità magistralmente coordinato dalla Presidente dell’ANDE, Carola De Paoli. Ha portato il saluto istituzionale dell’Amministrazione Comunale, l’assessore alle politiche sociali, Gerlando Riolo, che ha voluto sottolineare il grande ruolo dell’ANDE capace di affrontare con iniziative di altissimo livello temi di stringente attualità.

Ad aprire le relazioni quella del sociologo Francesco Pira, che sull’argomento scelto ha pubblicato di recente due articoli scientifici e ha svolto conferenze non soltanto in Italia ma anche all’estero.

“Le mafie  -ha affermato il professor Pira – hanno impostato il loro sistema sui  nuovi modelli relazionali, hanno anche imparato ad utilizzare nuovi codici e nuovi linguaggi per confondersi, con quel loro fare camaleontico, nel fluire della  società liquida. E lo hanno fatto attraverso un uso appropriato delle nuove tecnologie come risorse per la gestione dei propri flussi finanziari e  per lo sviluppo delle attività criminose, muovendosi con disinvoltura sui social e WhatsApp. Il codice comunicativo si è evoluto e, se in una precisa fase storica, è stata sfruttata la spettacolarizzazione, in seguito è tornato ad essere impiegato come veicolo di messaggi, riappropriandosi della sua identità”.

Secondo il sociologo le fake news e la disinformazione servono alla mafia per affermare il potere: “Eppure della Mafia c’è ancora una immagine stereotipata nello stile  de “Il Padrino” che è lontana anni luce dalla realtà, ma rientra pienamente nel patrimonio culturale collettivo. Così come controversa si presenta ancora oggi la figura del mafioso, in cui convivono due nature contrapposte: sono santi e benefattori per alcuni, demoni per altri. Oggi i mafiosi sono colletti bianchi capaci di usare bene le potenzialità delle nuove tecnologie. Comunicano e commettono i loro delitti attraverso il web. Possono permettersi – ha concluso Pira-  di assoldare esperti. La mafia rurale ha lasciato il posto a quella ipertecnologica”.

Per Mario Barresi giornalista di lungo corso e pluripremiato siamo passati : “ Dalle suggestioni de “Il Padrino” (quello di Mario Puzo e Francis Ford Coppola) a “Il padrino dell’antimafia” (quello di Attilio Bolzoni sul sistema Montante): ecco perché oggi bisognerebbe bandire la specificazione “antimafia” dietro alla parola “giornalista”. Modeste esperienze personali e qualche riflessione sul mondo che ruota attorno alla “bottega-redazione” (rapporto con le fonti, sollecitazioni della politica e della cosiddetta società civile) per provare a “normalizzare” una professione che rischia di aver bisogno di avere icone e santini per sopravvivere della delegittimazione sociale (e social) del giornalismo. Il racconto della “mafia invisibile” e i rischi (veri) del mestiere; la lotta darwiniana per la sopravvivenza- ha concluso l’inviato de La Sicilia- di una specie in estinzione (il giornalista) contro la “facebookizzazione” selvaggia e la deregulation del “copia&incolla”.

E anche Riccardo Lo Verso ha svolto la sua relazione con passione e molto sentimento: “L’analisi dell’evoluzione del fenomeno mafioso fa emergere l’esistenza di un doppio livello dell’organizzazione criminale. C’è il livello più basso, quello popolato da boss e picciotti che gestiscono il lavoro sporco. Controllano il territorio, si mescolano fra la gente comune e come la gente comune si espone. Come? Ad esempio sono molto attivi nei social network, ingrandendo la regola della riservatezza. Il loro atteggiamento è spesso di plateale sfida agli investigatori. Sono arroganti a tal punto da rivolgere un saluto – ed è accaduto spesso – dopo avere capito di essere pedinati e braccati dalle forze di polizia. Questo livello si alimenta grazie alla connivenza della gente. È più comodo chiedere aiuto a un boss piuttosto che rivolgersi allo Stato per avere garantito un proprio diritto. E poi c’è il livello più elevato – ha concluso il giornalista di Live Sicilia-  e riservato, dove si muovono colletti bianchi e professionisti che gestiscono gli investimenti e hanno il compito di ripulire i capitali sporchi. Malvolentieri hanno a che fare con il livello più basso, sanno che è troppo rischioso”. 

Al termine del seminario accreditato dall’Ordine dei Giornalisti tante le domande e gli spunti di giornalisti e persone presenti. Poi la consegna del Premio ANDE 2020. A Mario Barresi e Riccardo Lo Verso con la motivazione : “giornalisti che interpretano la professione come servizio sociale. Apprezzati per la correttezza dei fatti riportati e per il costante impegno nella ricerca della verità”,  i premi sono stati consegnati da Consigliera Nazionale e dalla Vice Presidente della Sezione di Agrigento dell’ANDE, Mariella Randazzo e Giovanna Vella. A consegnare il Premio ANDE 2020 a Francesco Pira la Presidente Depaoli; questa la motivazione: “per il costante impegno nell’attività scientifica di ricerca e di diffusione, nel campo della comunicazione, dei fenomeni sociali più rilevanti. Per aver creato, attraverso l’attività di informazione, formazione e giornalismo, una rete di legalità che unisce e collega le Agenzie che operano sul territorio”.

Soddisfatta al termine dell’evento la Presidente Carola Depaoli che ha ringraziato il pubblico presente, l’Ordine dei Giornalisti, e ha voluto sottolineare come il seminario è stato pensato nel ricordo dei giornalisti uccisi in Sicilia dalla mafia che ha nominato uno per uno.

Anche la Consigliera Nazionale, Mariella Randazzo, ha espresso apprezzamento per l’iniziativa certa di interpretare anche il pensiero dei vertici nazionali dell’Associazione Italiana Donne Elettrici che guardano con grande favore all’energia della sezione agrigentina capace di realizzare negli ultimi anni eventi di altissimo livello come quello di giovedì 20 febbraio 2020 al Circolo Empedocleo.

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: ande 2020 carola depaoli circolo empedocleo mario barresi