Una Sagra che guarderà alla tradizione ma che potrebbe cambiare, e non poco. La ricetta definitiva del Parco archeologico della Valle dei Templi per l’edizione 2017 della “Festa” del Mandorlo in fiore non c’è ancora, ma le idee sono abbastanza chiare fin da adesso.
“L’obiettivo – ci spiega il commissario del Parco, Bernardo Campo – è quello di creare un evento culturalmente adeguato, superiore a quello degli anni precedenti che sia un momento di differenziazione. Porteremo cose nuove che magari non si sono viste ancora in giro, cercando comunque di spendere molto meno rispetto ai budget degli anni precedenti. Abbiamo già iniziato a ragionare su cosa fare e come farlo – continua Campo -, anche se al momento non abbiamo preso alcuna decisione di merito”.
Sarà più “Festival” e meno “Sagra”?
“Il sindaco ci ha mandato nei giorni scorsi una bellissima lettera con la quale ci invita a vedere se possiamo fare qualcosa per l’Amministrazione comunale nell’organizzazione dell’evento nel segno della continuità, e pensiamo di poterlo fare. Nella lettera si parla di una Festa del Mandorlo in fiore e ci piace l’idea, dato che più che una Sagra quella di Agrigento è un Festival della cultura. La nostra idea è di puntare a contenuti di un certo livello, e così non può che essere dato che il Parco è un contenitore culturale di alto spessore”.
Sì, ma rispetto a iniziative tipiche come la sfilata, la Fiaccolata, gli spettacoli dei gruppi folk per le strade..
“Noi manterremo la tradizione dell’evento arricchendolo di contenuti culturali nuovi”.
E sulla durata dell’evento?
“Anche qui, la Sagra da che mi dicono che è sempre durata circa una settimana. Poi il Comune negli ultimi tempi l’ha dilatata per questioni di altra natura. Noi andremo incontro alle esigenze del Municipio compatibilmente con le risorse di bilancio e le iniziative culturali che andremo a prevedere. Non precludiamo nulla e soprattutto nessuno ha detto che intendiamo a prescindere ridurne la durata. Certo è che aumentare il contenuto culturale ha un costo maggiore, quindi vedremo dove si potrà risparmiare. Rispetto al resto, pensiamo ad eventi maggiormente diffusi sul territorio in infrastrutture esistenti, non posticce (ovvero, addio ‘Palalamera’? ndr)”.
E il folk locale e siciliano?
“Ci sarà, ma solo quello di qualità, quello riconosciuto, che noi risulta, ad esempio, musealizzato. Ovvero, che ha un valore culturale certo”.
E rispetto agli eventi collaterali, non so, concerti di musica leggera..
“No, questi non ci interessano. L’evento musicale è pensabile solo se dentro la connotazione che ho fin qui tracciato. Il cantante di piazza in questo momento non ci interessa”.