Agrigento, la “tratta” dei braccianti dell’Est sfruttati dai connazionali

Di Redazione / 07 Novembre 2019

AGRIGENTO – I carabinieri del comando provinciale di Agrigento e del nucleo Ispettorato del lavoro hanno eseguito nella notte 7 fermi, emessi dalla Procura, nei confronti dei componenti di una organizzazione criminale che faceva giungere in provincia lavoratori dell’Est con visto turistico per poi sfruttarli nelle campagne per pochi euro all’ora.

L’operazione, chiamata «Ponos» è partita a maggio scorso ed è stata svolta con intercettazioni, pedinamenti e attraverso le riprese di sofisticate telecamere montate all’insaputa degli indagati. Come testimoniano i filmati dei carabinieri, le vittime venivano stipate, anche in 40, all’interno di furgoni adibiti al trasporto, per poi essere costrette a lavorare nei campi, sotto il costante controllo dei caporali, anche per 10-12 ore senza sosta, sia sotto il caldo torrido, sia con la pioggia battente.

C’erano due donne, originarie della Repubblica Slovacca, a capo dell’ organizzazione che sfruttava i lavoratori nei campi dell’Agrigentino. Le due donne, con l’aiuto di due italiani, reclutavano nell’Est Europa i braccianti.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dal sostituto Gloria Andreoli, ha interessato i Comuni di Agrigento, Campobello di Licata, Favara, Palma di Montechiaro, Canicattì, Riesi, Butera e Mazzarino nel Nisseno. Oltre 100 – secondo quanto è emerso dall’inchiesta e secondo quanto è stato ricostruito dalla Procura di Agrigento – i lavoratori sfruttati, costretti a lavorare in condizioni disagiate, sottopagati, senza il rispetto della normativa sulla sicurezza e sotto il costante controllo e la minaccia di sorveglianti.

Le ipotesi di reato contestate sono associazione per delinquere, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Sette i fermi eseguiti nella notte, ma c’è una ottava persona ancora ricercata. Gli indagati sono numerosi e le indagini sono ancora in corso nei confronti di diverse decine di persone. 

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