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Agrigento, in azione una «premiata ditta» di ladri d’acqua

Di Gioacchino Schicchi |

LICATA – Un sistema organizzato, dotato di vedette, operatori competenti e mezzi adeguati allo scopo. Obiettivo: prelevare, anzi, rubare, l’acqua dall’acquedotto Gela-Aragona al fine di irrigare i campi della piana di Licata. La denuncia, trasmessa alle prefetture di Agrigento e Caltanissetta e ai sindaci di Butera e Licata, arriva da Siciliacque, che in una lunga lettera evidenzia i contorni di quella che è tornata ad essere un’enorme criticità: il furto d’acqua nelle campagne.

Un fenomeno rispetto al quale anni fa vennero messe in campo risorse importanti e che adesso, con la siccità, ha rialzato la testa con conseguenze nefaste sulla collettività, dato che, spiega il sovrambito, in alcuni tratti della condotta tutta l’acqua pompata viene prelevata direttamente dagli allacci abusivi. Siciliacque, che sul tema ha chiesto agli uffici territoriali del Governo, ha chiara anche la possibile origine di questi furti: l’acquedotto, scrive, “attraversa numerosi terreni che nel corso degli ultimi anni hanno visto un notevole sviluppo di aziende agricole dedite alle colture intensive in serra”. Terreni dove però non si trovano né sistemi di fornitura di acqua per fini irrigui, né tanto meno falde sotterranee, in genere salmastre. Così, scrive ancora il sovrambito, la condotta è divenuta una “inesauribile fonte di appagamento dei bisogni” per gli agricoltori, come provano i “numerosi laghetti che risultano sempre piani nonostante non si siano verificate precipitazioni da molti mesi”.

Stando alle parole del gestore regionale, i ladri d’acqua si sarebbero organizzati per migliorare la loro attività di captazione, usando nuovi sistemi di allacci sotteranei meno rilevabili. Operazioni che vengono condotti in poche ore grazie a “bravi impiantisti”, capaci di realizzare delle derivazioni anche di grosso diametro, che poi vengono dotate di valvole collocate a distanza dalla condotta principale, divenendo difficili da intercettare. I lavori vengono poi coperti grazie all’aratura del terreno, che cancella ogni traccia. Ma c’è di più. “L’individuazione di questi allacci è piuttosto difficile – scrive ancora Siciliacque – in quanto i controlli vengono vanificati dalla chiusura immediata degli allacci ogni volta che viene avvistato nostro personale all’opera. Sembra che chi esegue questi atti delinquenziali conosca i nostri movimenti e, con un sistema di vedette appostate in punti strategici, esegue una chiusura immediata degli allacci”. In ballo ci sono volumi d’acqua spaventosi: per fare un esempio, infatti, basti dire che un allaccio abusivo “standard” da 63 millimetri è capace di prelevare fino a 40/50 litri al secondo “bastevoli – dice la nota – a soddisfare la metà del fabbisogno di una cittadina come Licata”. Gli allacci, poi, sono così numerosi da essere capaci di svuotare completamente la condotta di adduzione principale intercettando tutta l’acqua al suo passaggio. Che sia nuovamente tempo di chiedere l’intervento dell’Esercito?

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