Agrigento, esplode “Rimborsopoli e c’è chi comincia a tremare

Di Gioacchino Schicchi / 16 Ottobre 2016

AGRIGENTO – Più che “Gettonopoli”, nome divenuto tristemente famoso da un punto di vista mediatico ma, oggi, poco conducente in termini di inchieste giudiziarie, è forse il caso di chiamarla “Rimborsopoli”. E questo anche se il senso, alla fine, è lo stesso e le conseguenze, che pare potrebbero essere ormai impellenti, serie.

Sotto la “cenere”, infatti, le inchieste avviate dalla Procura della Repubblica di Agrigento e dalla Guardia di Finanza hanno proseguito nel loro cammino di accertamento dell’esistenza di eventuali profili di illegittimità nel complesso meccanismo dell’attribuzione dei gettoni di presenza del Consiglio comunale della scorsa Amministrazione e, soprattutto, nel calcolo dei rimborsi riconosciuti ai datori di lavoro e agli stessi consiglieri comunali. Un filone al quale si connette, integrandolo, l’aspetto della veridicità o meno delle deleghe che alcuni componenti di aula “Sollano” avevano firmato per consentire ai propri colleghi di partecipare alle commissioni in loro vece. Un documento interno, non previsto dai regolamenti ma comunque stilato dai consiglieri su indicazione degli uffici (e questo ha portato, con la nuova Consiliatura, non pochi episodi di “revanscismo”), che garantiva il mantenimento del numero legale per la convocazione delle commissioni consiliari e che ha la conseguenza di aggiungere un gettone in più a chi sostituisce il collega assente.

Stando alle tesi investigative, tuttavia, in calce a numerose di queste deleghe – atti sequestrati ormai da oltre un anno e mezzo – vi sarebbero firme che i “sostituiti”, ascoltati dalle Fiamme Gialle, non hanno riconosciuto come proprie. In totale vi sarebbero alcune decine di casi ritenuti “dubbi”.

L’inchiesta, dicevamo, è continuata in questi mesi mantenendo un profilo assolutamente “low”, tanto che quando la Procura era stata tirata per la “giacca” in modo un po’ scomposto da una nota del movimento Noi con Salvini (che chiedeva ai magistrati di chiarire se sulla vicenda “Gettonopoli” vi fossero atti formali oltre l’iscrizione nel registro degli indagati, ormai un anno fa dell’ex consigliere comunale Alfonso Vassallo,

e del presidente provinciale di Confartigianato Francesco Giambrone), nessuno aveva ritenuto di rispondere. Adesso è tempo di tirare le somme e già questa settimana potrebbero arrivare le prime richieste specifiche a carico di alcuni soggetti ai quali potrebbe essere contestato di aver moltiplicato le presenze al fine di ottenere, partecipando alle sedute, più gettoni e più rimborsi.

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Redazione
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