Agrigento e il pronto soccorso scandalo: il primario se ne va e attacca l’Asp

Di rita baio / 13 Luglio 2023

Sergio Vaccaro, direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza (Mcau) dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, rassegna le proprie «irrevocabili dimissioni per giusta causa» a far data dal 24 luglio 2023.

Lo ha fatto con una lunga lettera nelle quale, spiegando le criticità del Pronto soccorso, comunica «la propria indisponibilità a prestare attività lavorativa». La lettera, indirizzata ai vertici dell’Asp, ai direttori di Risorse umane e del dipartimento di Emergenza e alla Direzione di presidio, porta la data del 10 luglio 2023.

«Ritengo – scrive Sergio Vaccaro, che il 22 febbraio dello scorso anno aveva firmato il contratto con l’Asp di durata quinquennale – che i fatti di seguito riportati costituiscano grave inadempimento contrattuale da parte dell’Asp e una giusta causa di dimissioni».

Vaccaro racconta le «numerose criticità strutturali e di dotazione di personale medico e paramedico al Pronto soccorso che, di fatto, hanno acuito le problematiche già note all’Azienda poiché segnalate ripetutamente» con 32 note (delle quali Vaccaro indica data e numero di protocollo) per palesare «lo stato di sofferenza del Reparto e segnalando le gravissime conseguenze per i pazienti che vi accedono». Note con le quali Vaccaro ha denunciato «il grave stato emergenziale generato dalla mancanza di personale medico e paramedico che ha determinato oggettivi problemi organizzativi che esulano dalla mia responsabilità. Ne consegue che, per garantire l’efficientamento dell’intero Reparto, si sarebbe dovuto predisporre un adeguato piano di gestione del personale per fronteggiare le emergenze».

Il primario si rifà anche ai verbali redatti dal Nas di Palermo, relativamente alla dotazione organica: «Si è evidenziata la presenza di sole 6 unità mediche (delle quali una sospesa temporaneamente per provvedimento disciplinare) a fronte dei 22 medici previsti in pianta organica» e riporta uno stralcio del verbale in cui, tra l’altro, è scritto: «Si ribadisce che dagli accessi estrapolati dal sistema informatico aziendale, mensilmente l’area di emergenza è interessata da circa 4.500 accessi».

«La situazione di grave carenza di personale mi ha indotto – prosegue Vaccaro – a chiedere ogni più utile iniziativa per dotare il reparto di nuovi medici. e garantire i servizi sanitari essenziali. I medici, ad oggi in servizio, non possono far fronte alla normale turnazione che comporta disservizi non a me addebitabili. A causa dell’impossibilità a garantire la normale turnazione – nonostante fosse ampiamente comunicata alla Direzione aziendale di presidio – non di rado ho effettuato, non certo per mia volontà ma perché costretto dalla negligenza altrui, turni lavorativi continui che, in alcune circostanze, hanno superato le 30 ore. Questo – prosegue Vaccaro – comporta un inevitabile rischio clinico che, nonostante sia stato più volte segnalato, si è tradotto in un disinteresse da parte dell’Azienda con annessa grave responsabilità».

Nonostante Sergio Vaccaro abbia cercato di «garantire con assoluta diligenza ogni deficit organizzativo provocato da assenze di personale – scrive – la situazione peggiorativa delle condizioni di lavoro, associate a una inerzia dei vertici aziendali nel non volere affrontare la situazione, denota una responsabilità che rientra nell’alveo delle ipotesi di cui all’articolo 2.119 del Codice civile (recesso contrattuale per giusta causa ndr). La carenza di personale medico è stata colmata per di più con la mia attività lavorativa difatti, nonostante i congrui preavvisi alla Direzione di presidio, mi sono trovato a svolgere il ruolo di medico di sala e ciò denota una responsabilità del datore di lavoro che non risulta conforme alla normativa. La cronica carenza di medici ha comportato, e comporta, una assoluta congestione nella capacità organizzativa della struttura emergenziale con conseguenti disservizi e aumento del rischio clinico».

Sergio Vaccaro, nella sua lettera di dimissioni, evidenzia come «per i direttori di struttura complessa le norme non prevedano un orario minimo settimanale d’obbligo come per gli altri dirigenti medici. Nonostante ciò, il mio servizio ha sempre garantito le normali attività dell’area di emergenza. È utile sottolineare come il direttore di struttura complessa possa svolgere, solo in via eccezionale, i servizi di pronta disponibilità» e ribadisce che «non di rado ho avuto notificati, in difetto di previsione normativa, ordini di servizio, da parte della Direzione di presidio, per lo svolgimento di turnazione nelle fasce orarie scoperte, alcune delle quali già note poiché riportare nei piani mensili notificati alla Direzione. Indice, questo, di una assoluta inefficienza nella ricerca di personale medico equipollente da reperire in altri reparti».

Vaccaro fa il punto anche sull’intervento del Cefpas per i medici in formazione. In conclusione, Sergio Vaccaro sottolinea come la situazione gli abbia «provocato stress psicologico, attacchi di panico, stato di agitazione e tachicardia. Tutto ciò determina una gravità oggettiva nell’espletamento del ruolo di direttore del Pronto soccorso. Seppur conscio che le mie dimissioni per giusta causa producono effetto immediato, per mero spirito di servizio, comunico quale interruzione del rapporto di lavoro la data del 24 luglio per consentire, all’Azienda, le opportune valutazioni per garantire la gestione del servizio».

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Pubblicato da:
Fabio Russello
Tag: pronto soccorso agrigento