I militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Agrigento hanno sequestrato alcuni reperti archeologici custoditi, tra le altre cose, all’interno di uno degli immobili sottoposti a sequestro lo scorso 16 febbraio su ordine del gip del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano e su richiesta del sostituto procuratore Brunella Sardino nei confronti dell’imprenditore agrigentino Giuseppe Burgio.
I due immobili sequestrati e del valore di quasi 17 milioni di euro erano di proprietà della Hopaf Srl, società immobiliare a suo tempo amministrata da Burgio.
La scoperta risale a quando i militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Agrigento, nel corso delle operazioni di immissione in possesso dell’immobile si sono imbattuti in due anfore ed un vaso antichi che facevano bella mostra di sé negli appartamenti dove lo stesso Giuseppe Burgio era residente fino al momento del suo arresto, avvenuto lo scorso ottobre.
Non avendo i finanzieri ricevuto risposte convincenti sulla provenienza di tali reperti archeologici dalla moglie di Burgio hanno così contattato due funzionari della Soprintendenza di Agrigento per ottenere un parere qualificato. I funzionari hanno stabilito che le due anfore risalissero al periodo bizantino, mentre il vaso risalisse ad epoca medievale. Sia Burgio che la moglie M.R. sono stati così denunciati per impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato. Le anfore e il vaso sono state affidati in giudiziale custodia ai funzionari della Soprintendenza di Agrigento per consentirne in futuro la fruizione alla collettività. Sulla vicenda gli accertamenti sono coordinati dal sostituto procuratore Simona Faga.