LA MANIFESTAZIONE
Agrigento celebra la zampogna, sinfonia non solo del Natale: concerto itinerante
Per secoli è stata il più completo degli strumenti e il prossimo 4 gennaio la città capitale della Cultura 2025 la celebrerà
Lo Zampogna Fest prenderà il via il mattino del 4 gennaio nel Seminario vescovile e proseguirà con un grande concerto itinerante lungo la via Atenea. Attesissima la relazione dell’etnomusicologo Sergio Bonanzinga, dedicata alla storia e all’evoluzione di questo strumento nella cultura popolare mediterranea. Poi i maestri artigiani narreranno della costruzione delle ciarameddi, che, dal mondo agro-pastorale arcaico all’oggi, non hanno mai perduto il loro fascino. Gli interventi di Alfio Leocata, presidente di Sikania in movimento, e Salvo Tomasello, della liuteria Galermo, entrambi Tesori umani viventi Unesco, e Berta Ceglie, direttore artistico.
La zampogna è stata per secoli il più completo degli strumenti: non per nulla il suo nome deriva dal termine greco συμϕωνία, che significa concerto. E nel passaggio dal mondo agro pastorale arcaico all’oggi, non ha mai perduto il proprio fascino. Così, il prossimo 4 gennaio, la città di Agrigento, Capitale della Cultura 2025, la celebrerà con lo Zampogna Fest, legato anche all’antica simbologia del dio Pan.
Sarà una doppia manifestazione: un convegno dal titolo Zampogne: tradizioni, costruzione e suoni della cultura popolare, che partirà alle 10 nell’Aula Chiaramontana del Seminario Vescovile, e un concerto itinerante con ben venti musicisti che attraverseranno, dalle 15,30, la via Atenea, inondandola di musica e sonorità ancestrali.
Nel convegno, attesissimo l’intervento di Sergio Bonanzinga, ordinario di etnomusicologia dell’Università di Palermo, dedicato alla storia e all’evoluzione di questo strumento nel contesto della cultura popolare mediterranea. Poi i maestri artigiani narreranno le loro esperienze nella costruzione delle ciarameddi.
«Ringrazio – ha detto Alfio Leocata, presidente di Sikania in movimento, che ha organizzato l’evento, e che fa parte, come Tesoro umano vivente Unesco, del Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (Reis) per la sua abilità di suonatore di friscalettu – la città di Agrigento che ha fortemente voluto questa manifestazione di grande valenza culturale. E invito tutti a partecipare per conoscere una delle anime più antiche della nostra terra».
«Suono delle zampogne e novene – ha sottolineato Berta Ceglie, direttore artistico della manifestazione – si intrecciano in un unico rituale. Che non porta solo a predisporre il cuore nell’attesa di Gesù, ma celebra l’importanza delle tradizioni popolari. La zampogna è dunque una connessione tra il popolo, la terra e il sacro, unendo folklore e religiosità in un’unica esperienza condivisa. Come avverrà nel concerto itinerante, cui dobbiamo il sottotitolo Ance e passi».
La zampogna è un aerofono a sacco con quattro o cinque canne inserite in un ceppo collegato con l’otre, di pelle di capra o pecora. Solo due canne sono strumento di canto mentre le altre fanno da bordone, ossia suonano una nota fissa.
“Per il ceppo – ha spiegato Salvo Tomasello della liuteria Galermo, iscritto anche lui nel Libro dei Tesori umani viventi come costruttore di zampogna a paru – usiamo il legno di gelso, più morbido, per assecondare l’incastro con le canne, molto più dure perché di erica, mandorlo, ulivo e stagionate fino a dieci anni. Nel ceppo, collegato all’otre, ci saranno dunque i fori per l’innesto delle canne. Ci sono poi le ance, le anime del suono. Che sono semplici, ossia un pezzetto di canna di fiume incisa, e doppie. L’ancia doppia può essere anche in plastica”.
Al convegno e alla manifestazione sarà presente anche Rosario Altadonna, polistrumentista messinese che, per primo in Italia, nell’aprile scorso, nel Conservatorio Statale di Musica Tchaikovsky di Nocera Terinese, in Calabria, si è laureato in zampogna.
Insieme con gli altri musicisti parteciperà al concerto itinerante lungo la via Atenea che prenderà il via dalla chiesa di San Pietro, per raggiungere il Municipio di Agrigento, nell’ex convento di San Domenico.
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