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A19, l’autostrada “scalcagnata” che allontana Agrigento dal resto d’Italia

In viaggio sulla A19 da Catania. In 80 km 30 a una sola corsia e 10 cantieri

Di Fabio Russello |

Certo ci sono i tombini prima ricoperti con l’asfalto e poi cercati col metaldetector o i cartelloni sgrammaticati. Ma il vero inferno per Agrigento Capitale della Cultura comincia cento chilometri prima, più o meno subito dopo Catenanuova, nell’Ennese. E’ da qui che la A19, pur conservando il nome di autostrada e le indicazioni di colore verde, diventa una infrastruttura letteralmente da Paese sottosviluppato. Da Catenanuova a San Cataldo – e quindi per una ottantina di chilometri sui 150 che separano Agrigento da Catania – è uno stillicidio di cantieri (la maggior parte dei quali eterni e che sono lì da anni senza che si vedano progressi): ad oggi se ne contano una decina, per un totale (per difetto) di almeno trenta chilometri che si percorrono ad una sola corsia, come la più “scalcagnata” delle Statali. Anzi, peggio: nelle Statali almeno in rettilineo si può superare, in quella che sulla carta è la A19 non si può, manco se trovi il tir che va a 50 all’ora.

Questo accade sia in direzione Catania che in direzione Agrigento. Le differenze sono minime e vale quindi per i turisti ma pure per gli utenti che si spostano in auto per lavoro, per studio, per questioni di salute. Il problema è che la stessa questione – la difficoltà di raggiungere Agrigento – si ripresenta pure per chi arriva da Palermo con la Statale 189 che sembra progettata dall’ingegner Godot con lavori preannunciati e mai (almeno non ancora) terminati.

Del resto Michele Guardì, il regista, scrittore e autore televisivo agrigentino proprio su queste pagine pochi giorni fa, parlando della difficoltà di arrivare ad Agrigento, parlava del rischio: «Agrigento – aveva avvertito – è città della cultura, però se non la raggiungi è la città del niente». Il riferimento nella circostanza era alla mancanza di un aeroporto, ma in assenza di uno scalo almeno servirebbero strade “percorribili”. Non c’è manco quello.Il racconto del viaggio da Catania ad Agrigento è un piccolo libro degli orrori con capitoli che si susseguono raccontando la stessa storia: corsia unica e scambi di carreggiata. Da Catania a Catenanuova e da San Cataldo ad Agrigento è sostanzialmente scorrevole. Certo, soprattutto nella nuova Statale 640, in particolare sul versante agrigentino le piazzole di sosta sono spesso delle discariche abusive. Colpa, e ci mancherebbe, degli incivili ma anche colpa di chi non ripulisce con regolarità consentendo che quelle discariche crescano.

Da Catenanuova a San Cataldo i chilometri sono all’incirca ottanta. Ci sono – fino a venerdì sera – dieci cantieri e l’itinerario che si percorre ad una sola corsia di marcia è complessivamente di almeno trenta chilometri.I primi tre sulla A19 – in direzione Palermo – sono di circa un chilometro ciascuno. I paletti piantati sulla segnaletica orizzontale (ormai invisibile) dividono le corsie. Basta che becchi un camion e percorri quel tratto a 60 km/h (se va bene), altro che 130. E poi c’è lo svincolo di Enna dove i lavori continuano da anni. Prima una sola carreggiata, poi c’è lo scambio nell’altra come una gimkana. Pure la segnaletica non ha standard esattamente occidentali (sulla Brebemi ad esempio è diversa, diciamo così, ma tant’è). Da Enna fino a Caltanissetta è sostanzialmente un’unico e infinito cantiere: il solito salto di carreggiata, l’itinerario a unica corsia, la galleria con un’unica corsia anche se l’altra è almeno in apparenza senza un cantiere in corso ma è delimitata e impercorribile.

E poi c’è il tratto lungo almeno nove chilometri del viadottone che porta allo svincolo per Caltanissetta. E’ così da anni, con infiniti lavori sull’altro viadotto parallelo e corsia unica sia in direzione Catania che in direzione Palermo. Se trovi un tir, buonanotte: si va a 50 all’ora e per fare quei 10 chilometri si impiega più del doppio del tempo che si impiegherebbe su una autostrada da Paese sviluppato. Ma la Sicilia si sa è bella, bellissima, ha i tramonti, il mare, i monumenti, la storia ma poi si cozza contro una situazione infrastrutturale che uccide qualunque sogno di sviluppo di queste aree (che di potenzialità ne avrebbero anche tante). E dunque finalmente si abbandona la A19 e – si dirà – si può tirare un sospiro di sollievo. E invece no: perché i lavori nel tratto nisseno del raddoppio della Statale 640 vanno avanti (si fa per dire) da anni e ancora non ci siamo. Lo svincolo per Caltanissetta è un cantiere aperto e fino alla galleria Caltanissetta (appena inaugurata) c’è una lunga teoria di interruzioni con la solita, immancabile, unica corsia.Ed eccoci alla galleria Caltanissetta, quella che passa sotto il capoluogo nisseno e che con i suoi quattro chilometri e passa è la più lunga di tutta la Sicilia. Doveva servire a velocizzare la percorrenza dallo svincolo della A19 fino a San Cataldo e invece i quattro chilometri e passa si fanno a 50 all’ora con una sola corsia. Solo da San Cataldo in poi e fino ad Agrigento la nuova Statale è sostanzialmente scorrevole e senza cantieri.Insomma la caccia ai tombini con metaldetector e i cartelli sgrammaticati fanno ridere, ma questa autostrada fa piangere.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA