Roma, 14 dic. Trasformare in biocarburante la frazione organica dei rifiuti solidi urbani: è il modello di economia circolare Waste to Fuel di Eni, che consente di ricreare in un impianto industriale e in breve tempo un processo che la natura compie in milioni di anni, ovvero trasformare biomasse in energia. Il tutto sfruttando gli scarti di cucina, i rifiuti umidi, pari ogni anno in Italia a sei milioni e mezzo di tonnellate.
Con il processo W2F, l’umido viene valorizzato tramite la produzione di bio olio con il recupero e il trattamento del suo contenuto di acqua, pari a circa il 70%. Risultato: rispetto alla massa di partenza è possibile ottenere circa il 15% di bio olio. Non solo: oltre ai rifiuti, Waste to Fuel può trattare anche i fanghi degli impianti di depurazione, le potature degli alberi e gli scarti dell’industria agroalimentare e della grande distribuzione. Con una buona raccolta differenziata e una diffusione degli impianti Waste to Fuel, a livello nazionale, sarebbe possibile ottenere ogni anno circa un miliardo di litri di bio-olio, equivalente a circa 6 milioni di barili di greggio all’anno.
Le fasi principali del processo sono: il pretrattamento degli scarti, la termoliquefazione, cuore della tecnologia, la separazione dei prodotti, la valorizzazione dei sottoprodotti derivati e infine la raffinazione del bio olio ottenuto. La termoliquefazione è una tecnologia che offre anche il vantaggio di una resa energetica di oltre l’80%.
Il bio-olio può quindi essere direttamente utilizzato in miscele per il trasporto marittimo o raffinato per produrre biocarburanti ad alte prestazioni mentre l’acqua recuperata dai rifiuti può essere trattata per il riuso all’interno dei cicli produttivi.
La tecnologia Waste to Fuel è stata prima sperimentata da Eni con un mini-impianto realizzato presso il Centro Ricerche per le Energie Rinnovabili di Novara. Successivamente, alla fine del 2018, Eni Rewind ha avviato un impianto pilota presso il sito di Gela che può trattare circa 700 kg di rifiuti umidi al giorno. Grazie ai dati raccolti dalla sperimentazione, Eni Rewind sta progettando il primo impianto con questa tecnologia su scala industriale che processerà fino a 150mila tonnellate di rifiuti organici ogni anno equivalenti a quelli prodotti da circa 1,5 milioni di abitanti.