Roma, 2 mag. – “C’è questa credenza popolare secondo cui gli antibiotici usati nella cura dei bovini da allevamento arriverebbero nel nostro piatto, ma non è così: prima che diventi cibo o produca cibo, si dà sempre all’animale il tempo di smaltire il farmaco”. Così Maria Caramelli, veterinaria dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, ha commentato uno dei risultati di un sondaggio realizzato da Aisa – Federchimica, Associazione nazionale imprese salute animale, secondo cui il 55% degli intervistati dichiara che per migliorare il benessere degli animali occorre diminuire l’uso di antibiotici.
“Forse in passato ci sono stati abusi ed era certamente sbagliato, perché dare ogni giorno un antibiotico significa favorire negli animali la resistenza agli antibiotici da parte dei batteri, ma noi oggi diamo il farmaco solo quando ce n’è realmente bisogno, la zootecnia ha ridotto di molto l’uso di antibiotici”, ha spiegato Caramelli.
“Inoltre — ha concluso l’esperta — è importante sapere che l’Italia è stato il primo Paese al mondo a introdurre la gestione elettronica del farmaco veterinario, dotandosi della ricetta elettronica per prescrivere un antibiotico, permettendone la rintracciabilità e garantendo il controllo degli abusi”.