Università: giudici Milano, ‘infettivologo Galli ha turbato concorso’ ma non è reato

Di Redazione / 14 Ottobre 2024

Milano, 14 ott. Il processo ha fornito “piena prova del fatto che Massimo Galli abbia ‘turbato’ la procedura di selezione” per consentire al candidato Agostino Riva di ottenere il posto di professore di seconda fascia in Malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente. Una scelta ‘in solitaria’ che non configura il reato di turbativa d’asta – non applicabile ai concorsi pubblici -, ma quello di falso ideologico che è costato, lo scorso luglio, una condanna in primo grado a un anno e quattro mesi all’infettivologo Galli, ex direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

In primo luogo, le intercettazioni “mettono chiaramente in evidenza – si legge nelle motivazioni della decima sezione penale presieduta da Antonella Bertoja – come il protagonista della vicenda in esame sia Galli, il quale riusciva ad ottenere dal Dipartimento l’indizione del bando e indirizzava in favore del suo allievo Riva l’intera procedura selettiva” a discapito dell’altro ‘contendente’ e collega Massimo Puoti, la cui domanda viene vissuta come un “disturbo”. Le conversazioni tra i due imputati, Riva è stato assolto pienamente dalle accuse, dimostrano “l’intenzionalità” di uno dei volti dell’emergenza Covid a favorire l’allievo attribuendogli punteggi tali da farlo risultare primo. Per il collegio “ciò che è indubbio è che Galli, persona preposta alla procedura di selezione in qualità di presidente della commissione, abbia discusso, concordato, predisposto i criteri ed infine attribuiti i punteggi insieme al candidato della procedura stessa, ovvero Riva”.

Il falso si configura perché un verbale “dà atto dell’esistenza di una riunione collegiale in via telematica in un certo giorno e orario e della attribuzione collegiale in quella sede dei punteggi ai candidati. Risulta invece documentalmente che tale attribuzione sia stata condotta esclusivamente, e in piena autonomia, da Galli e solo più tardi comunicata agli altri commissari”. Secondo i giudici, “la figura del professor Galli e la sua vita dedicata alla cura e alla ricerca sono certamente meritevoli delle circostanze attenuanti generiche; tuttavia, proprio la sua fama, il forte ascendente culturale, la indubbia, spiccata personalità sono stati il mezzo attraverso li quale egli ha ‘approfittato’ dei colleghi commissari per gestire uti dominus – e unico dominus – la vicenda concorsuale in discussione”.

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