Roma, 19 lug. -In Europa l’impatto negativo di una netta riduzione di forniture di gas russo “può essere particolarmente importante, fino al 6% per alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale” come Ungheria, Repubblica slovacca e Repubblica ceca, dove si rischia un gap di forniture fino al 40% dei consumi e un calo del Pil fino al 6%, ma anche “l’Italia dovrebbe affrontare ricadute significative a causa della sua elevata dipendenza dal gas nella produzione di elettricità”. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale sul blog del proprio sito osservando come per il nostro paese il calo del pil potrebbe essere inferiorre all’1% con un mercato energetico ‘integrato’ ma anche superiore al 5% nello scenario peggiore.
“Gli effetti su Austria e Germania sarebbero meno gravi ma comunque significativi, a seconda della disponibilità di fonti alternative e della capacità di ridurre i consumi di gas delle famiglie” aggiunge l’analisi dell’FMI che stima un impatto economico moderato, “forse inferiore all’1%, per altri paesi con accesso sufficiente ai mercati internazionali”.
“Gli impatti – continua lo studio – potrebbero essere mitigati assicurandosi forniture e fonti energetiche alternative, allentando le strozzature nelle infrastrutture, incoraggiando il risparmio energetico proteggendo al contempo le famiglie vulnerabili e ampliando gli accordi di solidarietà per condividere il gas tra i paesi”. Il Fondo ritiene “che una riduzione fino al 70 per cento del gas russo potrebbe essere gestita a breve termine accedendo a forniture e fonti energetiche alternative” anche vista la riduzione della domanda a causa dei prezzi elevati.