Brescia, 16 apr. Gli assassini della strage di Erba sono scappati “dal terrazzo (di casa Castagna, ndr) o dai tetti. Ci sono più tracce di calpestio su quel terrazzino” che spunta in via Diaz “e se dicono ‘doveva esserci sangue…ma chi lo ha cercato?’ Alle 20.20 ci sono testimoni che parlano della presenza di soggetti, Mario Frigerio (unico sopravvissuto, ndr) indica un extracomunitario. Di Olindo e Rosa non c’è traccia, niente impronte di loro” sulla scena del crimine. E’ uno dei passaggi dell’arringa di Fabio Schembri, difensore dei coniugi Romano, nell’udienza di revisione sul quadruplice omicidio dell’11 dicembre del 2006.
“Ci sono due testimoni ignorati dal giudice della condanna, i due siriani che abitavano di sotto, che dicono di aver sentito rumori di passi dalle 18.30 da casa di Raffaella Castagna. Altra prova nuova, non valutata, è che la casa di Raffaella era frequentata anche quando lei non c’era” li aveva la residenza il cugino di Azouz Marzouk, marito di Raffaella e padre del piccolo Youssef, coinvolto in un giro di spaccio e di ipotetiche vendette.
“Minacce ce ne furono, Azouz fu massacrato di botte nel carcere di Como, Raffaella era spaventatissima: venne avvicinata, venne minacciata, altro che non ci sono state minacce. Ci furono anche gli accoltellamenti, il cugino di Azouz venne accoltellato per questioni legate al traffico di droga. Non ci inventiamo nulla e non ci vergogniamo di nulla, non possiamo abdicare a dichiarazioni che hanno reso. Abbiamo un testimone che dice che c’era una faida interna e ci dà esattamente un movente alternativo” conclude il difensore Schembri.