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Silvia Ussai: “Distribuire il vaccino in tutto il mondo per contrastare le varianti”
La Dr.ssa Silvia Ussai ribadisce la necessità di una distribuzione equa del vaccino per proteggersi dalle varianti di Covid-19, che arrivano dai Paesi con minore copertura vaccinale
Milano, 9 Dicembre 2021. “Le regioni dell’ Africa sub-sahariana presentano la più elevata prevalenza al mondo di HIV, con picchi tra la popolazione generale che toccano il 25% in eSwatini e Sudafrica. Non sorprende dunque che la variante Omicron si sia generata proprio in Botswana, da un paziente con infezione severa da HIV rimasto positivo al COVID-19 per oltre 200 giorni”.
Così la dr.ssa Silvia Ussai, medico farmacologo e membro del gruppo di lavoro sulla Povertà Farmaceutica della Società Italiana di Farmacologia Clinica.
“Le evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato che alcune forme di immunosoppressione sono associate ad un aumentato rischio di originare mutazioni che, fra l’altro, possono promuovere la fuga virale, ovvero quel meccanismo che consente al virus di eludere gli anticorpi generati da un dato vaccino. Già la prestigiosa rivista NEJM aveva precedentemente descritto il caso di un paziente che in corso di chemioterapia ha sviluppato positività per COVID-19, con un’infezione persistente per 152 giorni. Durante questo periodo, i ricercatori hanno identificato ben 12 picchi di mutazione nella proteina spike, alcuni dei quali legati all’evasione dell’immunità”, prosegue la scienziata, che chiarisce come una replicazione virale prolungata associata ad una risposta immunitariainadeguata faciliti l’emergere di mutazioni di fuga virale.
La situazione vaccini nell’Africa sub-sahariana
A quanto detto finora, si aggiunga che il numero di test HIV e l’avvio della terapia antiretrovirale per i soggetti positivi si è ridotto di quasi il 50% in Sudafrica durante il lockdown. Peraltro, nel Paese meno del 30% della popolazione ha ricevuto la prima dose della vaccinazione anti-covid, entrambe situazioni favorenti la proliferazione di mutazioni.
“Va da sé che è necessario intensificare gli sforzi per garantire l’accesso vaccinale alle regioni del mondo più svantaggiate, con priorità di immunizzazione ai gruppi vulnerabili”, commenta Silvia Ussai.
Nell’attesa di ulteriori dati sulla variante Omicron, infatti, le prime informazioni da Israele sembrano confermare la protezione da sintomi gravi della malattia con 3 dosi di vaccino.
“È interessante notare una caratteristica comune dei virus e che è stata osservata anche per il SARS-CoV-2: l’aumento della trasmissibilità dovuto alle varianti è in genere accompagnato da una diminuzione della virulenza. Ecco che il tasso di mutazioni osservato nei virus a RNA li pone di fronte ad un apparente paradosso vitale: la mutazione sviluppa un’eterogeneità genetica in ipotesi vantaggiosa, volta a favorirne l’adattamento, l’elusione al trattamento antivirale e la risposta immunitaria; ma, d’altra parte, l’accumulo di eccessive mutazioni può provocare “errori genetici” che possono condurre all’estinzione della specie virale”, spiega ancora la Dottoressa.
Da qui l’ipotesi per il futuro di un passaggio del COVID-19 da forma pandemica ad endemica, come accaduto già in passato per altre malattie infettive.
“Questo processo viene favorito da una ridotta circolazione del virus: ecco l’importanza di proseguirecon la campagna vaccinale e la somministrazione delle terze dosi, insieme a misure – ampiamente adottate dall’Italia – come l’uso di mascherine chirurgiche e le cautele in termini di aggregazione sociale”, conclude Ussai.
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