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Sanremo 2023, amore infelice e altri guai dominano i 28 brani in gara
Roma, 16 gen. L’amore infelice e altri guai dominano i 28 brani in gara a Sanremo 2023. I testi e le atmosfere delle canzoni “sembrano risentire del clima di precarietà che si respira in questo momento storico tra crisi economica, guerra e una pandemia da cui stiamo venendo fuori”, ammette lo stesso Amadeus, a margine degli ascolti in anteprima per la stampa. Che riservano diverse sorprese, non sempre dalle teste di serie annunciate.
Il ritorno di Gianluca Grignani è per una rock ballad (il rock è quasi assente in questa edizione del festival), ‘Quando ti manca il fiato’, dedicata al padre con un testo intenso (“perché tu sappia che ti amo lo stesso e per il resto ognuno giudichi sé stesso”) scritto dallo stesso Grignani con Enrico Melozzi. Rischiano di bissare il successo di ‘Musica Leggerissima’, Colaspesce Dimartino, che con ‘Splash’, portano all’Ariston un up tempo battistiano dove cantano un amore difficile (“ma io lavoro per non stare con te”) con un finale tra il liberatorio e il tragico: “Vado via senza te, mi tuffo nell’immensità del blu. Spash”.
Per il loro esordio all’Ariston, gli Articolo 31 raccontano tra pop e rap (in un sound che riecheggia i cugini 883) ‘Un bel viaggio’, quello che li ha riportati insieme dopo una lunga separazione (“abbiamo scritto un manuale su come trasformare un socio in un rivale”). Amore complicato, anche per il giovane Gianmaria in ‘Mostro’, un pezzo tra trap ed elettropop (“Ma che ti sembro un mostro? Guarda che sono a posto”).
Invita ad elevarsi “un’umanità andata a fondo”, ‘Sali’, il brano dal sapore spirituale di Anna Oxa, scritto con Francesco Bianconi e Kaballà. Parla di momenti in cui è necessario farsi aiutare, ‘Supereroi’, il brano trap di Mr. Rain (“Non puoi combattere una guerra da solo”), scritto con Federica Abbate.
Stupisce ‘Made in Italy’ di Rosa Chemical che tra trap e melodia, con accenti swing, propone una sorta di sovranismo fluido (“se metterò il rossetto, in ufficio lunedì, da due passiamo a tre, più siamo meglio è” ma anche “sono un bravo cristiano ma non sono cristiano, tu vuo’ fa’ l’americano, io voglio morire da italiano”). Le ‘Parole dette male’ di Giorgia sono le ultime parole prima di un addio: qualcuno ha pensato che il brano della cantante romana, una ballad classica con accenti soul, fosse riferibile ad Alex Baroni (il cantautore scomparso in un incidente motociclistico che era stato legato sentimentalmente a Giorgia) forse per via di alcuni versi (“e tu alla fine eri una bella canzone, la prima fuga al mare in moto d’estate”). Ma non è così, visto che il testo lo hanno scritto Alberto Bianco e Francesco Roccati.
‘Se poi domani’ di Lda, all’anagrafe Luca D’Alessio, è una ballad melodica (scritta con il cugino Francesco) sulla paura di perdere l’amore (“dammi le mani ma solo se tu rimani”) che aspira alla classicità di maestri come Massimo Ranieri. Pure per Lazza c’è un amore infelice in ‘Cenere’, un brano che si muove tra trap e rap, con inserti black in inglese, e che ha riferimenti autobiografici (“primo in classifica ma non mi importa mi sento l’ultimo come persona” e “ormai non facciamo nemmeno l’amore, direi piuttosto che facciamo l’odio”).
Ariete propone in ‘Mare di guai’ una ballad sulla quotidianità dell’amore lesbo che fa paura (“tu eri più bella di me e adesso che il letto è vuoto e la casa in silenzio ho paura a dormire” e “tutto ciò che amo mi fa sempre paura”). Ritmo serrato e atmosfere rock per le ‘Cause perse’ di Sethu, anche lui alle prese con incomprensioni sentimentali (“siamo due cause perse, me lo dicevi sempre, ho messo i tappi alle orecchie, siamo due cause perse”). Non va meglio al più melodico Tananai che in ‘Tango’ racconta che “non c’è un amore senza una ragazza che pianga” (“io tornerò un lunedì ma non è mai lunedì”).
La neomamma Levante, in ‘Vivo’, canta la resurrezione dalla depressione post parto in un brano in cui rivendica libertà per il corpo (“Vivo come viene, vivo il male, vivo il bene, vivo come piace a me, vivo per cui resta e chi scompare, vivo il digitale, vivo l’uomo e l’animale, vivo l’attimo che c’è, vivo per la mia liberazione, vivo un sogno erotico, la gioia del mio corpo è un atto magico”). Diverte e si candida per un post al sole nella classifica Leo Gassmann con ‘Terzo cuore’, un pezzo squisitamente pop anche questo alle prese con i “mille problemi e mille guai” dell’amore, scritto dal frontman dei Pinguini Tattici Nucleari, Riccardo Zanotti.
Grida ‘Lasciami’, Checco dei Modà in un pezzo con le sonorità tipiche della band in cui canta il sogno dell’uscita dalla depressione (“Ma che giorno è? È il primo giorno senza te”). Di grande effetto (che sarà aumentato con l’accompagnamento dell’orchestra) ‘Due vite’ di Marco Mengoni, ballad sulle complicazioni delle relazioni (“Che giri fanno due vite”).
Il disagio di Shari prende forma in ‘Egoista’ a suon di barre rap (“ci fossi tu qua con m, mi sentirei un po’ meno egoista”), mentre Paola e Chiara tornano alla dance anni ’80 con ‘Furore’, di sicuro appeal nelle radio e sui dance floor revival (“ballare ancora, ballare come se, fosse l’ultima, se fosse l’ultima canzone, furore con te”). In ‘Lettera 22’, il pop sofisticato della Rappresentante di Lista si mette al servizio dell’esordio al festival dei Cugini di Campagna, dopo 53 anni di carriera, con un brano che, manco a dirlo, racconta un amore complicato. Disagio sentimentale anche per il giovane Olly che porta all’Ariston l’elettropop in ‘Polvere’ (“stavo sotto un nuvolone, poi mi sono accorto che più lontano c’era il sole, stavo in uno scatolone, c’era scritto fragile, e sembra facile però, su di me, solo polvere”.
Ultimo non smentisce la sua attitudine con ‘Alba’, pezzo dal testo ispirato (“E t’immagini se fossimo al di là dei nostri limiti, se stessimo di fianco alle abitudini”) che sicuramente decollerà con l’orchestra all’Ariston.
Una rottura amorosa con strascichi e incomprensioni è al centro di ‘Il bene nel male’ di Madame. “Hai pagato il mio corpo a parole, parole dolci, sarò una puttana, ma sei peggio di me, perché di tutto quello che ti ho dato potevi tenerti tanto tanto tanto, di quel bene nel male”, canta Madame su un ritmo dance. Mentre Amadeus torna a chiarire che la cantante resterà in gara, “perché il festival non anticipa le decisioni dei giudici su un’inchiesta ancora in corso” e perché Madame “nel Sanremo 2021 si sottopose ai tamponi ogni 36 ore come chiunque altro coinvolto nel festival”.
Il senso di inadeguatezza domina ‘Stupido’ del giovane Will mentre Mara Sattei si presenta per la prima volta all’Ariston con ‘Demilaminuti’, un pezzo in cui sembra raccontare il classico amore di una donna per il suo carnefice, scritto da Damiano David dei Maneskin con Tha Sup (fratello della Sattei).
Alle prese con un amore infelice anche i divertiti Colla Zio nella ritmata ‘Non mi va’. Cantano la lotta contro la crisi di coppia persino i Coma_Cose nell’autobiografica ‘L’addio’ (“Lo sai che mi è piaciuto anche caderci, sì, però mica poi toccare il fondo” ma “comunque andrà, l’addio non è una possibilità”).
Non trova la strada della felicità neanche Elodie che in ‘Due’ si confronta con l’inesorabile legge della sofferenza amorosa: “le cose sono due, lacrime mie o lacrime tue”.
A chi gli chiede se 28 brani (contro i 25 dell’anno scorso) non siano troppi, Amadeus rivendica: “Ogni direttore artistico ha dato al festival la sua impronta. Io faccio fatica ad escludere canzoni che mi piacciono, Fino a due giorni prima della comunicazione, erano 30 – confessa – 24 più i 6 giovani”.
Nell’ultimo appuntamento con la stampa prima della settimana festivaliera Amadeus rivela anche una modifica al regolamento per la corsa al podio: “Nella serata finale si rivoterà sui primi cinque classificati per stabilire il podio e non più solo sui primi tre”.
Quanto a Fiorello, Amadeus ribadisce: “Rosario per me è come mio fratello. Come ha detto lui, io sono il suo shakiro: gli ho offerto l’Ariston ma lui ha scelto il Glass di ‘Viva Rai2’. Poi si vedrà”.
di Antonella NesiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA