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Regioni: Cida, vera autonomia deve essere un modello di eccellenza applicato ai territori

Di Redazione |

Milano, 11 giu. (Labitalia) – “La pandemia ha avuto l’effetto di uno ‘stress test’ sui rapporti Stato-Regioni evidenziandone le criticità: per superarle occorre puntare sui modelli risultati efficienti e replicarli sui territori, tenendo conto delle peculiarità locali”. Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, intervenendo al webinar ‘Autonomia armonizzata’, moderato dalla giornalista Rita Querzé e al quale hanno partecipato Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia; Gian Paolo Dolso, università di Triste; Federico Furlan, università Milano-Bicocca; Stefano Bruno Galli, assessore Autonomia e cultura della Lombardia; Riccardo Lanzo, presidente Commissione autonomia del Consiglio regionale Piemonte. E’ anche intervenuta Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali con un messaggio di saluto a favore di una autonomia che passi dalle parole ai fatti, attraverso linee politiche e soluzioni giuridiche effettivamente in grado di realizzarla e declinarla secondo il criterio dell’armonizzazione fra tutti i fattori coinvolti. Il ministro ha ribadito la necessità di una legge quadro per regolare i rapporti Stato-Regioni, in cui stabiliti i livelli minimi essenziali dei servizi e delle prestazioni, sia dato adeguato spazio all’autonomia regionale. In questa cornice occorre esaltare il principio della solidarietà e dare spazio ad una classe dirigente caratterizzata dal merito e dalla responsabilità. “Cida – ha detto Mantovani – ha organizzato questo incontro sull’autonomia per riannodare i fili di un discorso già iniziato, che riguarda l’efficienza del nostro modello istituzionale alla luce di mutamenti economici, tecnologici e sociali sempre più pervasivi. La pandemia ha bruscamente interrotto questo ragionamento, ma ha anche indotto ad accelerarlo per rispondere alla necessità di dotarsi di un rapporto Stato-Regioni, che comprende anche gli enti locali, in grado di garantire migliori servizi a cittadini, a imprese e un utilizzo ottimale dei fondi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”. “Siamo convinti – ha sottolineato – che in questa fase di trasformazione occorra attivare tutte le competenze disponibili e, sicuramente, nel mondo che Cida rappresenta ce ne sono tante, a partire dai medici che sono parte della nostra confederazione, e che sono stati in prima linea in questi mesi. Ma questo discorso vale anche per i dirigenti scolastici, che si sono trovati alle prese con la gestione della didattica a distanza, senza dimenticare i manager privati, che hanno dovuto in pochissimo tempo trasformare le proprie aziende in organizzazioni capaci di lavorare in regime di smart working. Come manager dobbiamo adottare un approccio pragmatico, non ideologico, capace di fornire un modello replicabile per la sanità, l’istruzione, l’accesso al lavoro. La strada è quella di individuare i casi di eccellenza, nelle varie fattispecie, e applicarli ai territori, tenendo conto delle loro peculiarità”. Ad affrontare gli aspetti costituzionali del rapporto Stato-Regioni, sono stati Gian Paolo Dolso e Federico Furlan. Il primo ha messo in luce l’eccesso di dpcm durante l’emergenza sanitaria, usati per limitare gli spostamenti personali nel territorio e fra le Regioni. Una concezione statalista che si ritrova anche nella governance del pnrr, in cui il ruolo delle Regioni risulta inadeguato ai loro compiti e non in linea con il dettato costituzionale. Il secondo, ha sottolineato la mancanza di una ‘stanza di compensazione’ istituzionale in cui superare i conflitti Stato-Regioni, rimarcando come il ricorso al Tar dimostri le condizioni patologiche del rapporto. Stefano Bruno Galli e Riccardo Lanza, sulla base della loro esperienza professionale, hanno parlato di ‘cortocircuito istituzionale’ fra lo Stato e le Regioni. Una situazione paradossalmente conflittuale che va superata in uno sforzo continuo di ricerca della collaborazione, usando e potenziando gli strumenti concertativi previsti dal nostro ordinamento. Anche il presidente della Regione Lombardia ha insistito sulla necessità di affrontare il post pandemia con un nuovo spirito riformista, introducendo le eccellenze professionali per valorizzare i territori e poter ‘mettere a terra’ le risorse stanziate nel pnrr.

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