In aula, la pm Menegazzo ricorda il “castello di bugie” che Impagnatiello costruisce per uscire pulito da un omicidio “efferato”, a partire dalle menzogne raccontate durante la denuncia ai carabinieri. “L’imputato riesce a manipolare tutti, riesce a nascondere l’esistenza del garage, a rispondere al cellulare di Giulia quando è già morta, a insistere che il figlio che portava in grembo non era suo. Racconta che Giulia aveva iniziato a tagliarsi, cosa che ha l’autospia ha escluso”.
Cerca di “ingannare tutti”, finge che Giulia sia a dormire da un’amica poi che si sia allontanata involontariamente, poi con le spalle al muro ammette. “Non c’è nessun segno di difesa nella povera Giulia, lui ha organizzato un vero e proprio agguato, ha inventato tutto. Davanti a noi ha raccontato una storia che non ha senso, la scena del crimine è stata preparata con estrema cura”. aggiunge la pm Menegazzo.