Milano, 16 ott. “E’ lucido, sostiene lo sguardo, appare impassibile. L’unico momento di pianto è quando pensa alla propria madre e al fratello che soffriranno perché erano molto legati alla vittima. Nessun accenno al figlio, nessuna emozione visibile, nemmeno quando gli si dice che il motivo per cui potrebbe essere messo nel reparto protetti non è per l’uccisione della donna ma perché é coinvolto un ‘bambino'”. E’ questo il primo ritratto del ‘diario clinico’ di Alessandro Impagnatiello messo nero su bianco da uno psicologo del carcere di San Vittore il primo giugno del 2023, a pochi giorni dall’omicidio di Giulia Tramontano e del piccolo Thiago che portava in grembo.
Si evidenziano tratti narcisistici. Appare chiaramente un po’ frastornato ma consapevole: ‘penso che sabato scorso ero in Montenapoleone a bere un caffé ora sono qui con un ergastolo'”, dice. Il diario, contenuto nella perizia chiesta dalla corte d’Assise di Milano, registra anche le tappe del processo. “Oggi c’è stata la prima udienza. E’ stato difficile anche perché c’era moltissima gente e troppa stampa. Ha potuto fare una dichiarazione spontanea e lui ha colto l’occasione per cercare di chiedere scusa ai familiari della vittima che sapeva presenti ma che non ha visto. La cosa lo ha molto emozionalo e ha pianto molto cosa che in carcere fatica a fare” scrive ancora lo psicologo.
E dopo l’interrogatorio, Impagnatiello “riporta una sensazione di ‘leggerezza’” come di “essersi liberato dal ‘peso’ che portava dentro, può pensare di ripartire con la sua vita, ‘Oggi è il giorno uno'” dice. L’imputato parla agli esperti di Giulia come “la persona con cui realizzare progetti, la persona amica con cui giocare, scherzare, con cui veramente fare gli amici. (…) Io ero felicissimo di avere accanto Giulia, per la persona che era, per quando mi diceva”.