(Adnkronos Salute) – Un nuovo vaccino contro l’herpes zoster è a disposizione nella ‘valigetta’ dei medici. Un vaccino ricombinante adiuvato in grado di fornire una protezione superiore al 90% contro l’herpes zoster nelle fasce d’età sopra i 50 anni. A fare il punto sulle caratteristiche del vaccino e la sua importanza per i pazienti sono stati gli esperti intervenuti al webinar ‘Vax on/zoster off-il nuovo paradigma per la prevenzione dell’herpes zoster finalmente disponibile in Italia’. “Un’arma efficace che va usata”, hanno ribadito gli specialisti. “Il virus della varicella lo abbiamo quasi tutti e l’aumento degli zoster è giustificato anche dall’aumento della longevità e da una serie di circostante che favoriscono falle nell’immunità. Ora abbiamo un presidio in più e dobbiamo far sì che in Italia si vaccini di più tra gli anziani”, ha evidenziato Massimo Galli, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
“Si ricomincia a parlare di altri vaccini e questo è importante – ha sottolineato Andrea Siddu, direzione generale della Prevenzione-Ufficio malattie e profilassi internazionale del ministero della Salute – la vaccinazione anti herpes zoster è raccomandata nell’ultimo Piano vaccinale 2017-2019, rinnovato fino al 2021, e vede l’indicazione per i 65enni con chiamata attiva e per chi ha fattori di rischio, dal diabete alle malattie cardiovascolari, sopra i 50 anni. Abbiamo costituito un gruppo di lavoro per l’aggiornamento del nuovo piano e uno degli impegni è quello di aggiornarlo e indirizzarlo non solo agli addetti ai lavori ma ad altri professionisti che lavorano con le fragilità e i fattori di rischio, quindi ampliare anche alla medicina generale”.
“Il vaccino anti herpes zoster è una immunizzazione prevista nei Lea – ricorda Siddu – l’obiettivo nel 2020 era vaccinare il 50% degli 65enni. Se siamo riusciti a convincere a vaccinare contro il Covid c’è ottimismo che si riuscirà a far crescere tutte le altre vaccinazioni. A marzo abbiamo fatto una circolare sull’introduzione del nuovo vaccino con una presentazione delle caratteristiche. C’è una grande attenzione alle persone fragili e immunodepresse”. Secondo Rosa Prato, docente Igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Foggia, sulle vaccinazioni anti herpes zoster “siamo ancora nel mondo delle intenzioni, ma la realtà è diversa”. I timori della Prato riguardano anche questo nuovo vaccino: “poche Regioni si stanno muovendo per le gare d’acquisto, il mio sogno è che ci sia un maggior ingaggio dei professionisti del territorio e la prescrizione vaccinale diventi realtà nei Pdta”.
Per Giovanni Rolla, direttore dell’Immunologia e Allergologia Ao Ordine Mauriziano di Torino, “dopo i 50 anni questa patologia si impenna perché il sistema immunitario si invecchia e subisce delle modificazione con una ridotta capacità di generare risposte anche ai vaccini stessi. Nel soggetto anziano – ha ricordato – la risposta ai vaccini diventa meno brillante, allora la strategia è confezionare vaccini adiuvati, come l’ultimo arrivato contro l’herpes zoster, che potenzino la risposta immunologica che ottiene risposte protettive anche negli anziani. Oggi si assiste con questo nuovo vaccino adiuvato a un progresso con un netto aumento della risposta di prevenzione alla malattia, dal 60-70% per il vecchio vaccino vivo attenuato a risposte oltre l’85%”.
“Con questo nuovo vaccino – ha spiegato Paolo Bonanni, ordinario d’Igiene e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Firenze – possiamo vaccinare anche chi ha fatto altri vaccini in precedenza e chi ha avuto episodi della malattia. Con due dosi di questo vaccino c’è un’ottima protezione per una decina di anni e va raccomandato fortemente agli immunocompromessi anche dai 18 anni in su perché non ci sono alternative”.
In conclusione Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, ha rimarcato che questo nuovo vaccino “è l’arma di cui avevamo bisogno, soprattutto per i pazienti immunodepressi che rimanevano scoperti e subivano conseguenze gravi”. Alessandro Rossi, responsabile scientifico dell’Area malattie infettive della Simg, la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, ha detto di “avere un sogno: che il Covid abbia rafforzato le competenze sui vaccini”.