Milano: caso Benusiglio, procura ricorre contro ex fidanzato ‘l’ha uccisa lui’

Di Redazione / 01 Febbraio 2023

Milano, 1 feb. Il “copioso compendio probatorio non può portare a considerare Marco Venturi responsabile ‘involontario’ della morte di Carlotta Benusiglio”, ma come l’artefice del suo omicidio. E’ la sintesi contenuta nel ricorso che la procura di Milano ha presentato contro la condanna in primo grado a sei anni per l’ex fidanzato ritenuto colpevole di “morte come conseguenza di altro reato” per la 37enne trovata senza vita in piazza Napoli a Milano la mattina del 31 maggio del 2016. Non un suicidio, ma il culmine di un comportamento che ha visto Carlotta subire “per circa due anni” la condotta “persecutoria, violenta, offensiva, umiliante, ossessiva e molesta” del compagno.

Per il pm Francesca Crupi “tutti gli elaborati medico-legali in atti, concordino in merito alla circostanza che al morte di Carlotta sia scaturita da un meccanismo fisiopatologico (asfissia meccanica per compressione del collo) analogo sia allo strangolamento omicidiario, con successiva sospensione del corpo, sia ad un originario impiccamento autoinferto” e “Appare evidente come, nel percorso motivazionale della sentenza, vi sia stata una tendenza a svolgere valutazioni travisate o minimizzanti degli elementi a carico del Venturi” a partire da quanto registrato dalle telecamere che fermano l’orario esatto della morte.

“La rapidità con cui si sono svolte le manovre che hanno portato all’impiccamento e al decesso (un minuto circa)” risultano “maggiormente compatibili con una dinamica omicidiaria che non con quella suicidaria”, sia in ragione delle condizioni di “grave ubriachezza in cui versava Carlotta sia in ragione del fatto che, se si fosse trattato come ritenuto dal gup di un gesto dimostrativo posto in essere nella speranza di essere salvata dal Venturi, non vi sarebbe stata alcuna necessità di accelerare i tempi”.

Non solo, per la rappresentante della pubblica accusa, ci sono altri elementi contro l’unico imputato. Il fatto che Venturi “abbia cambiato più volte versione è un elemento di straordinaria rilevanza” e fa discendere “la non totale estraneità” del fidanzato nella morte di Carlotta, così come il “contraddirsi” sul luogo dove l’ha lasciata la sera della morte è “un macigno” sulla testa dell’indagato. Per il pm sussistono “tutti gli elementi per poter inquadrare la morte di Benusiglio nell’ambito del cosiddetto ‘femminicidio'”.

La sentenza di primo grado difetta di una valutazione “complessiva e collegata” degli elementi probatori emersi nei corso delle indagini, “avendo il giudice optato per una lettura atomistica, incompleta, non sempre coerente e a tratti anche contraddittoria, degli indizi sottoposti al suo vaglio indizi che, ad avviso di questo pm presentano invece i requisiti di gravità, precisione e concordanza, soprattutto se letti nella loro interezza e nell’ambito di un ragionamento di tipo logico fattuale, coerente e conforme alla realtà dei fatti occorsi la notte del 31 maggio 2016”, scrive il pm Crupi.

Di diverso avviso la difesa di Ventura che, nel proprio ricorso, chiede l’assoluzione e bolla come “inaccettabile” la ricostruzione della procura “operata sulla visione di un filmato di scarsa qualità, di totale arbitrarietà con inserti suggestivi di atteggiamenti e di fatti che sarebbero stati posti in essere dai due protagonisti, che lascia veramente perplessi”. Gli avvocati Veronica Rasoli e Andrea Belotti contestano “Il pregiudizio volto a voler ad ogni costo attribuire una qualche forma di responsabilità a Marco Venturi nel suicidio della compagna”.

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Tag: cronaca ultimaora