Poi la vicenda legata ai verbali di un’inchiesta della Procura di Milano contenenti rivelazioni sull’esistenza di una presunta loggia ‘Ungheria’, consegnati a Pier Camillo Davigo, componente del Csm, e circolati con modalità ancora tutte da chiarire. Senza trascurare infine uno svolgimento dell’attività giudiziaria che non sempre è apparso alieno da ragioni che non fossero il semplice e doveroso esercizio dell’azione penale.
Un “quadro sconcertante e inaccettabile” che secondo alcuni commentatori avrebbe richiesto interventi ben più radicali da parte del Capo dello Stato, andando oltre i pur severi e solenni richiami ripetuti in varie sedi ed occasioni, fino ad arrivare allo scioglimento del Csm.
Un’ipotesi, quest’ultima, che Mattarella ha sempre escluso sin dall’estate del 2019, quando l’inchiesta Palamara produsse le prime conseguenze nefaste sull’attività a palazzo dei Marescialli, costringendolo a indire “doverosamente” elezioni suppletive per far fronte alle dimissioni di alcuni componenti, a cui ne seguiranno altre.