Palermo, 14 giu. “Questo processo, che negli anni ha assunto una valenza politica eccessiva, va annullato, va fermato, perché andava celebrato a Caltanissetta e non a Palermo. E’ un processo che va fermato”. A dirlo, in aula, nel corso dell’arringa difensiva al processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia è stato l’avvocato Luca Cianferoni, che difende il boss mafioso Leoluca Bagarella. In passato Cianferoni ha assistito anche il boss Totò Riina, fino alla sua morte. In primo grado il boss Leoluca Bagarella fu condannato a 28 anni di carcere, a 12 anni gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, l’ex senatore di Fi Marcello Dell’Utri e l’ex medico fedelissimo di Totò Riina, Antonino Cinà. Otto anni la pena inflitta all’ex capitano del Ros Giuseppe De Donno. La Corte, in primo grado, aveva inoltre dichiarato il non doversi procedere nei confronti del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, anche lui accusato di minaccia a corpo politico dello Stato per intervenuta prescrizione visto il riconoscimento delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. Anche Massimo Ciancimino era stato condannato a 8 anni per calunnia e concorso esterno ma poi, nel secondo grado, la sua posizione è stata stralciata perché il reato è andato prescritto.
In oltre quattro ore di arringa Cianferoni ha parlato dallo sbarco degli americani fino alla morte di Mino Pecorelli, da Ali Agca a Fantozzi. E alla fine ha chiesto l’assoluzione per Leoluca Bagarella perché “il fatto non sussiste”, in alternativa “il ne bis in idem” o in alternativa ancora l’annullamento del processo “che si sarebbe dovuto celebrare a Caltanissetta”. Parlando della trattativa tra Stato e mafia, Cianferoni arriva a citare il ragionier Fantozzi e la corazzata Potemkin. “A mio avviso – dice – parlando della ipotesi della trattativa mi viene da citare Paolo Villaggio quando commenta la corazzata Potemkin, disse ‘Questa è una cag..a pazzesca’. Rivolgendosi ai giudici della Corte d’assiste d’appello dice: “Conosco e stimo i giudici togati, obiettivi e professionisti”. Poi ribadisce che Bagarella andrebbe assolto oppure andrebbe dichiarato il ne bis in idem, che viene usato quando si è già stati condannati per lo stesso reato perché, a suo dire, “è stato già condannato per Capaci e per le stragi in continente”.