Roma, 20 giu. (Adnkronos Salute) – “L’Italia dà un grande contributo alla ricerca sulla sclerosi multipla (Sm) e allo sviluppo dei nostri trattamenti. Solo per gli studi dei nostri prodotti, l’interferone beta-1a, la cladribina e l’inibitore della Btk che attualmente è in fase III di sperimentazione, negli ultimi anni sono stati attivati in Italia più di 22 studi clinici che hanno coinvolto circa 5mila pazienti. L’innovazione è fondamentale e, per andare oltre il farmaco, siamo impegnati anche in soluzioni digitali per avvicinare medico e paziente”. Così Jan Kirsten, presidente e amministratore delegato Healthcare Merck Italia, nel corso di un evento che ha riunito in questi giorni i neurologi italiani a Baveno (Verbano Cusio Ossola) per un confronto sui nuovi paradigmi terapeutici e sul valore dell’innovazione digitale, alla luce delle esperienze dal mondo reale, per rispondere a bisogni insoddisfatti del paziente con Sm. ‘Echo in Ms’ il titolo dell’appuntamento, promosso da Merck Italia.
A fine 2021 – ricorda una nota – in Italia c’erano 133mila persone con Sm, malattia neurodegenerativa che è tra le principali cause di disabilità tra i 20-40 anni. Ogni anno ci sono 3.600 nuove diagnosi che interessano mediamente trentenni; 3 pazienti su 4 sono donne e tra il 5-7% sono ragazzi sotto i 18 anni.
Ripercorrendo le tappe principali dell’impegno e degli investimenti dell’azienda negli ultimi 25 anni “per migliorare la vita” dei pazienti con Sm, Kirsten ricorda che “nel 1998 abbiamo introdotto un farmaco iniettivo, una grandissima innovazione, e nel 2019 la cladribina, un farmaco orale, un nuovo modo di affrontare la terapia per i pazienti perché viene somministrato nei primi 2 anni nel corso di 2 settimane per ciascun anno e consente, nel terzo e quarto anno, di non dover ricorrere a ulteriore somministrazione. Quindi il paziente è praticamente libero da patologia, e ciò cambia completamente la vita dei nostri pazienti”. Oltre alla cladribina “che migliora la qualità della vita del paziente, liberandolo per anni dalla malattia – aggiunge – attualmente abbiamo in fase III di studio un inibitore della Btk (Bruton-tirosin-chinasi), che è la prossima generazione di farmaci per questa patologia, che arriverà sul mercato nei prossimi anni”.
“L’innovazione è fondamentale nel campo della sclerosi multipla e non solo – continua Kirsten – Siamo molto impegnati nello sviluppo dei farmaci, ma abbiamo scelto un approccio più olistico e investito sulla capacità di avvicinare i clinici e i pazienti, migliorando il percorso terapeutico. Abbiamo quindi sviluppato un servizio dal nome ‘virtual nurse’, per supportare anche da remoto i pazienti che utilizzano i nostri dispositivi di autosomministrazione. Abbiamo poi sviluppato una rete virtuale, dal nome Mia, dove i medici possono scambiare le loro conoscenze. Con App e soluzioni digitali tentiamo di migliorare la qualità di vita e il percorso terapeutico del paziente”.
La tecnologia ha fatto molto per il paziente. “Il monitoraggio a casa con strumenti come le App è recente – osserva Mario Alberto Battaglia, presidente dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e della sua Fondazione (Fism), intervenendo all’evento – Avevamo fatto una stima, nel 2015, che queste tecnologie digitali sarebbero arrivate nel 2025. Il Covid ha fatto anticipare i tempi. Le App sono sicuramente utili per la qualità di vita del paziente, fornendo dati di monitoraggio e supporto alla cura della Sm. Il problema sarà quello di avere un contenitore con tutte queste informazioni, come il Fascicolo elettronico. Solo poche Regioni si stanno muovendo. In realtà questi dati dovranno essere integrati anche con il Registro della malattia perché solo così serviranno per il paziente, il medico, la sanità pubblica e anche la ricerca”.