“Mi sembra tutto assurdo. Sono irritata e allo stesso tempo sconcertata. Ho fatto la prima dose di AstraZeneca nei giorni del fuoco incrociato su questo vaccino per i rischi trombotici. Ma ho deciso che era giusto farlo. Ora non mi permettono di fare la seconda dose che, a detta di tutte le agenzie del farmaco, è anche più sicura rispetto alla prima ed è stata utilizzata su milioni di persone. Mentre mi chiedono di sottopormi alla somministrazione eterologa sulla quale non ci sono dati scientifici, né una sperimentazione sostanziosa e la metà degli scienziati afferma che sarebbe necessario un minimo di dati”. Lo racconta all’Adnkronos Salute Valentina Cavalletti, quarantenne dipendente universitaria di Roma, spiegando la sua battaglia per fare la seconda dose di vaccino anti-Covid con AstraZeneca, sui social e non solo.
La sua protesta è arrivata al ministro della Salute Roberto Speranza, al quale ha scritto una lettera. E all’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, che le ha risposto rassicurandola. Ma Valentina è anche in contatto con molti ‘compagni’ di vaccino che condividono le sue ragioni. Tutto è cominciato “sabato 12 giugno – racconta – avevo appuntamento al San Camillo per la mia seconda dose. Ero preoccupata per le notizie sulle decisioni prese dal ministero, il giorno precedente. Quando mi sono seduta mi è stato confermato che non avrei potuto fare la vaccinazione con AstraZeneca. Viste le indicazioni del ministero, dovevano utilizzare Pfizer. La situazione era surreale: gli operatori erano disperati all’idea di avere pronta la dose di AstraZeneca che chiedevo, ma non potevano farmela anche se io avessi firmato una dichiarazione”.
Ciò che hanno proposto, invece, “a me e ad altre persone è stato rinunciare alla seconda dose oppure fare Pfizer. Un assurdo. Dopo tre ore il personale mi ha inscritto manualmente nelle liste della settimana successiva, per darmi il tempo di riflettere e ragionare. Ora spero che intanto qualcosa cambi prima del nuovo appuntamento, sabato”. Tornata a casa, però, “ero talmente infuriata che ho scritto al ministro Speranza”.
“Gentile ministro Speranza – si legge nella lettera, inviata anche ai giornali – dopo una giornata molto impegnativa vissuta all’Hub vaccinale dell’ospedale San Camillo di Roma, in cui mi sono personalmente esposta per richiedere una seconda dose di Astrazeneca senza risultato, Le scrivo – anche a nome di tanti amici e amiche che hanno i loro appuntamenti nei prossimi giorni – per chiederle di ripristinare la libertà di scelta per la seconda dose dei vaccini Astrazeneca”.
“Mi sfugge il motivo – dice ancora Valentina Cavalletti all’Adnkronos Salute – dell’obbligatorietà delle seconde dosi, ormai ampiamente testate con AstraZeneca. Sono tante le persone che stanno rinunciando perché non considerano sufficienti i dati disponibili, quelli che le agenzie regolatorie stesse riferiscono. Personalmente mi sono già sottoposta allo stress di una ‘sperimentazione’, accettando AstraZeneca in un momento in cui le notizie non rassicuravano di certo. Ora chiedo solo di scegliere liberamente di poter optare per una seconda dose che è stata fatta a milioni di persone piuttosto che tornare di nuovo a ‘sperimentare'”.