Roma, 3 mar. “I preoccupanti scenari che abbiamo di fronte, un doloroso conflitto, l’emergenza climatica ed energetica che corre, impongono che un business credibile sia accompagnato da precise assunzioni di responsabilità verso la collettività. Il processo di gestazione della responsabilità sociale di impresa è iniziato almeno un secolo fa e ha contribuito a fornirci oggi gli strumenti giusti per interpretare efficacemente queste istanze di cambiamento. La comunicazione dovrà resistere alla tentazione di prendere scorciatoie, evitando forzature e derive come il greenwashing, e invece ancorarsi più che mai agli obiettivi dichiarati”. Questa la riflessione di Carlotta Ventura, direttore Communication, Sustainability and Regional Affairs di A2A.
Ripercorrendo i temi al centro del suo contributo al libro ‘Pandexit. Cambiamento della società e nuovi stili di comunicazione’ (di Stefano Gnasso con la prefazione di Antonio Spadaro; ed. Il Sole 24 Ore), Ventura spiega all’Adnkronos come è cambiata la comunicazione aziendale alla luce delle crisi pandemica e climatica.
Al centro: obiettivi verificabili e verificati e azioni coerenti. “Sono fondamentali la definizione e il coerente perseguimento del ‘Purpose’, l’enunciato di scopo dell’azienda dove la capacità di creare valore non è più rappresentata solo dalle categorie fisiche, ma anche da quelle valoriali e dove la coerenza tra dichiarato e agito è continuamente verificata”, riflette. “Annunciare scelte responsabili e sostenibili non basta. Siamo nella ‘decade of action’. La politica, l’industria e la loro comunicazione devono sempre far seguire agli obiettivi dichiarati una scadenza temporale e la possibilità di verificare le azioni concrete: non basta impegnarsi per una causa, bisogna farlo subito, per raccogliere il risultato entro un periodo breve. O sarà troppo tardi. Oggi siamo nella fase del ‘First Act, Than Talk'”, conclude Ventura.