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Furto banche dati: pm, ‘agganci istituzionali e politici per scongiurare indagini’

Di Redazione |

Milano, 27 ott. L’indagine su Equalize, la società accusata dalla procura di Milano di dossieraggi illeciti, e i componenti dell’organizzazione “è estremamente allarmante e preoccupante”, dato che le “azioni commesse mettono in pericolo interessi vitali delle Istituzioni e della collettività, interessi che vengono compromessi da soggetti spregiudicati, scaltri, determinati e privi di scrupoli, che si muovono nell’ombra e nell’oscurità, all’interno di una rete di relazioni e di rapporti criminosi molto vasta, fatta di ex appartenenti alle forze dell’ordine, operatori di polizia infedeli e corrotti, responsabili della sicurezza di grandi imprese, società d’investigazioni, liberi professionisti, imprenditori” si legge negli atti dell’inchiesta affidata al pm della Dda Francesco De Tommasi.

“Un sodalizio che gode di entrature di primissimo livello in ogni ganglio delle istituzioni, anche politiche, entrature che vengono sfruttate non solo per ‘agganciare’ clienti importanti e dotati di grande capacità economica, come ad esempio imprese di rilievo nazionale, ma anche quale ‘corazza’ che ha l’effetto di ‘tenere lontani’ dal gruppo eventuali iniziative investigative nei confronti dello stesso, in conseguenza dell’immagine rassicurante e tranquillizzante con cui l’organizzazione di riflesso si presenta a coloro che con essa vengono in contatto”, spiega il pubblico ministero.

“Gli affiliati, pur di raggiungere i loro obbiettivi criminali, non esitano a instaurare rapporti corruttivi con pubblici ufficiali” e il gruppo di via Pattari “dispone di strumenti d’indagine sofisticati, di efficacia pari o addirittura superiore” a quelli di forze dell’ordine e polizia giudiziaria. Inoltre, “l’organizzazione dispone poi di risorse umane assolutamente in grado di mettere in atto operazioni di depistaggio e di delegittimazione, come quelle poste in essere, mediante esposti anonimi e ‘costruzione’ di circostanze di fatto false”. Preoccupati di poter essere perquisiti e intenzionati a rendere i documenti cartacei solo informatizzati, Calamucci, uno degli arrestati, riferisce di avere a disposizione, nel proprio ufficio, “un hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia accessi illeciti a una banca dati riservata. E spiega che “la mole di dati da gestire è enorme, pari almeno a 15 Terabyte”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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